Quella dell’”Isola che non c‘è” è una leggenda che resiste da molto tempo e anche in Italia potremmo avere i nostri esempi, in particolare in Toscana. Questa “isola fantasma” è tornata alla mente di alcuni in occasione del tragico naufragio della Costa Concordia al largo dell’isola del Giglio nel gennaio 2012. Le coordinate geografiche dell’incidente hanno fatto ipotizzare ad alcuni vecchi pescatori dell’isola che la grande nave da crociera si fosse scontrata con la leggendaria isola di Zanara (o Zanera).
Quest’isola ha fatto la sua comparsa per la prima volta su una carta geografica dello scienziato, astronomo e cartografo Gerardo Mercatore nel 1589. Ma le carte geografiche medievali e rinascimentali non si basavano sempre su osservazioni dirette, bensì sulle notizie delle terre scoperte dai navigatori, e quindi nonostante Mercatore sia stato un grande cartografo, autore di mappe utilissime alla navigazione marina, sono emersi dei dubbi riguardo la correttezza della posizione di Zanara. Eppure l’isola è riportata in molte altre mappe e opere.
In tutte queste opere, Zanara è collocata tra le isole del Giglio e di Giannutri, in una zona nota come “Secca della Vedova”, tristemente ricordata come un piccolo triangolo delle Bermude, dove nel tempo si sono verificati incidenti e naufragi. Nella mappa di Mercatore del 1589, Zanara non era un semplice scoglio ma una vera isola con tanto di rilievi, non molto più piccola di Giannutri. Poi nel 1700 l’isola scomparve improvvisamente dalle mappe. Ma se nel Cinquecento fosse realmente scomparsa un’isola, l’evento sarebbe stato registrato nelle cronache del tempo, invece non esiste alcuna testimonianza di tutto ciò.
Oltre a quella di Mercatore, sono molte le mappe che riportano l’isola. Lo scrittore e comandante della Marina in congedo, Daniele Busetto, ha ritrovato numerose carte antiche in cui era inserita Zanara: la carta del 1592 di Matthew Quad e Johannes Bussemacher, quella del 1596 di Theodore De Bry, quella aggiornata del 1600 di Gerardo Mercatore, nella Italiae nova et exacta descriptio di Battista Doetecum dello stesso periodo, quella del 1607 dell’Italia centrale, includendo lo Stato della Chiesa, il Ducato di Urbino e gran parte della Toscana di Fabio Magini, quella del 1606 dell’Italia di Wiillem Janszon Blaeu, la mappa Description du Cartier de Siene – Senese Territorium del 1618 di Petrus Bertius, l’Italiae del 1620 di Francesco Valeggio, dello stesso anno la carta dello Stato del Papa e del Duca di Toscana di Pietro Todeschi e l’Italiae di Petro Plancius, nel 1625 nell’Italia Nova et Exacta Descriptio di Davide Custodi, nel 1630 la mappa Tuscia Episcopatus di Jan Evertsz Cloppenburgh e nel 1635 Blaeu la segnala nuovamente nella sua carta dello Stato della Chiesa con la Toscana, un anno dopo fa lo stesso Hendrick Hondius con la mappa Stato della Chiesa, Dominum Ecclesiasticum in Italia, del 1640 la carta Stato della Chiesa con la Toscana di Matthaus merian, dello stesso anno in quella dello Stato della Chiesa con la Toscana di Johannes Janssonius, nella mappa del 1641 Italia Antiqua di Melchior Tavernier e Nicolas Sanson, in quella del 1642 dello Stato della Chiesa di Giovanni Antonio Magini, nella carta Les Tèrres de l’Eglise et la Toscane del 1649 di Philippe Briet, nell’edizione latina del Theatrum Orbis Terrarum del 1663, di Wiillem Janszon, nell’Italia Antiqua del 1672 di Nicolas Sanson, nella carta del 1706 Italie diviseè en ses Etats di Nicolas De Fer e infine l’Antiqua Italia del 1720 di Pierre Vander.
Come molte altre storie legate al mare, la leggenda dell’Isola di Zanara rimane ancora oggi un mistero: è stato solo un grande errore di molti grandi scienziati dell’epoca o l’isola è davvero scomparsa senza lasciare alcuna testimonianza? C’è da dire anche che molto prima della cartografia, Zanara è riportata negli scritti di San Mamiliano, santo del V secolo vissuto e morto nell’isola di Montecristo, che si sarebbe fermato anche a Zanara, come menzionato nei suoi scritti.
L’ipotesi che Zanara si sia misteriosamente inabissata senza lasciare più alcuna traccia di sé ha trovato un certo fondamento durante il secolo scorso a causa della presenza, in un punto sommerso più o meno a metà strada tra il Giglio e Giannutri, di una zona di bassi fondali (appunto la “Secca della Vedova”), molto frequentati dai sub per la bellezza della flora e della fauna marine. Tutto questo farebbe pensare ai residui di Zanara, forse trascinata in fondo al mare da qualche catastrofico evento naturale.
L’isola Ferdinandea al largo della Sicilia
Zanara ha una storia e un destino simili all’isola Ferdinandea, che apparve improvvisamente nel Canale di Sicilia nell’estate del 1831 dopo un’eruzione vulcanica. Nei mesi successivi, dopo aver raggiunto 60 metri di altezza e 4km di circonferenza, l’isola fu inghiottita gradualmente dal mare, sparendo l’8 dicembre 1831. Oggi rimane solo un basso fondale a 6 metri di profondità. Eppure una simile spiegazione non può essere applicata a Zanara, perché non è nota alcuna attività vulcanica nelle acque al largo del Monte Argentario e nessuna fonte storica moderna ne fa accenno.
Uno degli aspetti che tende a minare l’affidabilità delle carte dell’epoca è la tendenza alla copiatura da opere universalmente accettate. Per tentare di risolvere la matassa del mistero che circonda Zanara, è utile riportare che la carta Tusciae antiquae typus (1584, 5 anni prima di quella del Mercatore) e la Toscana nuova tavola di Matteo Greuter (1598, 9 anni dopo quella di Mercatore) non riportano la presenza di alcuna isola tra il Giglio e Giannutri. Ma nel Dictionaire geographique universel del 1701 e in altre opere geografiche del XVIII e XIX secolo, Zanara è indicato come il nome alternativo dell’isola Asinara nel nord-ovest della Sardegna. A far nascere il mito dell’isola fantasma di Zanara, dunque, potrebbe essere stato un errato posizionamento da parte di Mercatore, che presentava l’isola davanti all’Argentario e non sulla costa settentrionale della Sardegna.