Accadde oggi: il 4 luglio 1776 nascono gli Stati Uniti d’America, ecco perché si festeggia nel giorno sbagliato

Con la sottoscrizione della Dichiarazione d’Indipendenza, il 4 luglio 1776 nascono ufficialmente gli Stati Uniti d’America: ma la data è sbagliata
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Con la sottoscrizione di tutti i rappresentanti del Congresso della Dichiarazione d’Indipendenza, il 4 luglio 1776 nascono ufficialmente gli Stati Uniti d’America. Negli Usa, si celebra dunque oggi la più importante e sentita festività nazionale. I 13 stati dell’Unione riusciranno, in realtà, a liberarsi dell’egemonia della Gran Bretagna solo nel 1781 e ottennero il riconoscimento dei britannici in quanto paese autonomo, solo due anni dopo, nel 1783.

A prescindere dagli eventi successivi al 4 luglio, però, si festeggia l’Independence Day, la Festa dell’Indipendenza americana, grazie alla quale le Tredici Colonie si distaccarono dal Regno Unito. La storia dell’Independence Day, alla quale si sono ispirati numerosi film di Hollywood, è molto più travagliata e complessa di come emerge dalle celebrazioni. In realtà, la separazione effettiva delle Tredici Colonie dalla Madrepatria avvenne il 2 luglio, quando il Secondo Congresso Continentale a Philadelphia votò a larga maggioranza una risoluzione proposta il mese precedente da Richard Lee, rappresentante della Virginia.

Solamente dopo il voto, il Congresso emanò una dichiarazione pubblica per spiegare le motivazioni della propria azione. La bozza della Dichiarazione, preparata da Thomas Jefferson, fu approvata dai delegati il 4 luglio, ovvero due giorni dopo l’effettiva Indipendenza. Fu dunque proprio questa seconda data ad essere assunta come giorno dell’Indipendenza in tutto il Paese; non quindi il giorno in cui l’Indipendenza era stata realizzata, ma quello in cui fu dichiarata e presentata alla cittadinanza e al mondo.

Scriveva con lungimiranza John Adams – futuro secondo presidente statunitense e delegato del Massachussets al Congresso – in una lettera rivolta alla moglie e datata al 3 giugno di quell’anno: “Il secondo giorno di luglio del 1776 sarà l’evento più memorabile della storia dell’America. Sono portato a credere che sarà celebrato dalle generazioni future come una grande festa commemorativa. Dovrebbe essere celebrato come il giorno della liberazione, attraverso solenni atti di devozione a Dio Onnipotente. Dovrebbe essere festeggiato con pompe e parate, con spettacoli, giochi, sport, spari, campane, falò ed illuminazioni, da un’estremità di questo continente all’altra, oggi e per sempre”.

Il 4 luglio rappresenta quindi per gli Usa una data cruciale, ma anche una coincidenza: sia Adams che il suo amico e rivale Thomas Jefferson, che sarebbe diventato il terzo presidente Usa, entrambi protagonisti assoluti della Rivoluzione e dell’Indipendenza, morirono lo stesso giorno, proprio il 4 luglio 1826, ovvero, nel cinquantesimo anniversario della Dichiarazione.

Come si arrivò all’Indipendenza? Nella seconda metà del 700 crebbe l’insoddisfazione nei confronti delle tasse imposte dall’Inghilterra alle sue 13 colonie e il malcontento aumentò per via dell’emanazione, da parte della Corona, dello Stamp Act, il pagamento di un bollo per giornali, atti legali, documenti commerciali e simili. Proprio in questa occasione nacque la formula “no taxation without representation(nessuna tassa senza rappresentanza), con la quale i coloni si rifiutarono di pagare la tassa senza una loro rappresentanza nel Parlamento inglese. Lo Stamp Act venne abolito ma sostituito con le tasse sulle merci che i coloni importavano dall’Inghilterra.

Nel 1770, tra le varie tasse, sopravviveva solo quella sul thè ed è proprio quest’ultimo che fu al centro di una delle azioni più famose: il Boston Tea Party, in occasione del quale i commercianti americani assalirono le navi che portavano il thè negli Stati Uniti, gettando il carico in mare. La situazione si inasprì maggiormente e la guerra vera e propria scoppiò nel 1775, quando si verificò il primo scontro tra le milizie volontarie delle 13 colonie (New Hampshire, Massachussetts, Rhode Island, Connecticut, New Jersey, New York, Pennsylvania, Maryland, Delaware, Carolina del Nord e del Sud, Virginia e Georgia) e le truppe inglesi.

Thomas Jefferson

Nel corso del Secondo congresso continentale, il 2 luglio 1776, venne approvata una risoluzione d’indipendenza dalla Gran Bretagna sotto proposta di Richard Henry Lee. La risoluzione ebbe larghissima adesione da parte del Congresso, che la tramutò in una vera e propria Dichiarazione d’Indipendenza. La Commissione dei Cinque, incaricata di preparare un bozza della Dichiarazione già dal precedente 11 giugno 1776, stilò anche un documento in cui si spiegava quali erano le ragioni che avevano portato all’Indipendenza. La commissione era composta da cinque influenti personaggi dell’epoca: John Adams del Massachusetts, Benjamin Franklin della Pennsylvania, Thomas Jefferson della Virginia, Robert R. Livingston di New York e Roger Sherman del Connecticut.

Il governo britannico non accettò, ovviamente, di buon grado la risoluzione, perché l’indipendenza significava perdere un avamposto commerciale prezioso e molto ricco. Fu così che si arrivò ad una guerra civile, la Guerra d’Indipendenza Americana. L’esercito americano, guidato da George Washington, sconfisse gli Inglesi nel 1781, anche se per attendere l’indipendenza definitiva si dovrà aspettare il 1783, con il Trattato di Versailles. Ma è dal 4 luglio 1776 in poi che gli Americani festeggiano la festa di indipendenza nazionale, seguendo un rituale preciso che solitamente si realizza con la partecipazione alle parate mattutine proposte dalle grandi città. Gli uffici federali, le poste e le banche restano chiusi, mentre nelle basi militari, a mezzogiorno in punto, vengono sparati tanti colpi di pistola quanti sono gli Stati appartenenti agli Usa e viene messo in atto il saluto militare, il cosiddetto “Salute to the Union”, che ricorda le primissime celebrazioni dell’Independence Day del 1777, quando vennero sparati 13 colpi di pistola, una volta al mattino ed un’altra al tramonto a Bristol, nel Rhode Island. Di sera, invece, in tutte le città americane vengono sparati i fuochi d’artificio, sulle note dell’inno americano “The Star-Spangled Banner”, seguiti da milioni di statunitensi con la mano sul cuore.

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