Terremoto e ricostruzione: in arrivo il decreto legge, ma dove sono finiti i miliardi stanziati?

Perché la ricostruzione va a rilento? I finanziamenti ci sono, ma i problemi sono altri: ecco gli errori fatti in questi anni
MeteoWeb

Confido che già lunedì potremo avere un decreto legge sul terremoto che possa completare il piano di interventi per le comunità che hanno subito gli effetti del terremoto“. E’ quanto dichiarato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a Bruxelles per il Consiglio Europeo. “La manovra è stata approvata salvo intese. Sicuramente ci sono ancora degli aspetti su cui possiamo ragionare. Lunedì è previsto un Consiglio dei ministri, ma stiamo lavorando a un decreto legge sul terremoto. Perché, come da mia premura iniziale ho dichiarato, ho incontrato anche i rappresentanti delle comunità dei terremotati, ho raccolto ulteriori istanze e ho detto subito che dobbiamo accelerare le procedure di ricostruzione, dobbiamo intervenire ancora sul piano normativo perché alcune cose ancora non funzionano. Avevo dato la mia disponibilità, stiamo lavorando e confido che già lunedì potremo avere un decreto legge sul terremoto che possa completare il piano di interventi già fatti per le comunità terremotate che hanno subito gli effetti del terremoto“, ha precisato il premier.

Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse

Su una cosa, in particolare, Conte ha pienamente ragione: alcune cose non funzionano. Forse più di alcune. E proprio in queste ore si è svolto, nel campus universitario di Coste Sant’Agostino, un convegno dal titolo “A tre anni dal sisma – Ricostruire la speranza per ricostruire i territori“, durante il quale sono emerse diverse criticità, soprattutto in merito alla ricostruzione pubblica. Dopo tre anni dal primo sisma che ha devastato il Centro Italia, infatti, la ricostruzione fatica a decollare.

  • Ricostruzione privata: A fronte di 80.000 domande attese, al 31 maggio 2019 risultano presentate 9.566 domande di contributo. Ciò significa che solo il 12% degli eventi diritto ha presentato domanda di contributo. Il 65% delle pratiche è in fase istruttoria. Al 25 giugno 2019 risulterebbero spesi solo 200 milioni di euro.
  • Ricostruzione pubblica: programmati circa 2.300 interventi per quasi 2,2 miliardi di euro. Ad oggi risultano erogati solo 41 milioni di euro per l’avvio della fase di progettazione, pari all’1,86%.
vincenzo livieri/LaPresse

Ciò che è emerso è che non si tratta di una questione di mancanza di finanziamenti. Per le attività di ricostruzione del Centro Italia, sia pubblica sia privata, sono stati stanziati circa 11 miliardi di euro, dal 2016 al 2047, tra i quali oltre 6 miliardi sotto forma di credito d’imposta per la concessione dei finanziamenti per la ricostruzione privata e almeno 2 miliardi per la ricostruzione pubblica.

Ma quali possono essere le cause? Diverse, a partire dal modello di ricostruzione, adatto per una zona pianeggiante ma che poco si adatta ad un territorio come quello dell’Appennino centrale, per finire ad una governance troppo frammentata. I poteri, in questo casi, andrebbero accentrati.

Come spiegava poco tempo fa Sergio Pirozzi, ex sindaco di Amatrice, ai microfoni di MeteoWeb, “E’ stato ricostruito solo il 4% e questo testimonia il fallimento di un metodo. Perché di metodo si tratta, considerando che con tre governi di tre diversi colori politici che si sono susseguiti nulla è cambiato, e questo significa che si sta utilizzando un metodo sbagliato. Io lo dico da tre anni: era ed è necessario nominare un commissario straordinario in deroga, esattamente come è stato fatto per Genova, dove il sindaco con poteri straordinari è riuscito a far partire i lavori in tempi velocissimi”.

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