Medicina estrema: primo storico intervento chirurgico in “Animazione sospesa”, l’esperto: “è tecnica sperimentale di ibernazione, non c’entra con la crionica”

Medicina, primo intervento in Animazione sospesa, il commento dell'esperto
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Per la prima volta un paziente è stato operato in ‘animazione sospesa’ con la temperatura corporea abbassata al punto da mettere in standby i processi del metabolismo per dare più tempo ai chirurghi di intervenire. La notizia è riportata dalla rivista New Scientist, gli autori dell’intervento sono dell’università del Maryland. La condizione è avere avuto un trauma molto grave come una ferita da arma da fuoco e aver perso almeno metà del sangue. La tecnica consiste nel sostituire il sangue del paziente, a cuore fermo, con una soluzione salina fredda. Maurizio Calipari, bioeticista, portavoce dell’Associazione “Scienza e Vita” è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Animazione sospesa è un’espressione di stampo giornalistico –ha affermato Calipari-. Non c’è alcuna animazione sospesa, si tratta sostanzialmente di un disegno sperimentale che peraltro non è ancora chimicamente applicato. E’ una tecnica medica sperimentale di ibernazione, cioè di un abbassamento improvviso della temperatura corporea di questi soggetti che normalmente morirebbero perché sono in arresto cardiaco. Quello che questi ricercatori stanno ipotizzando è che abbassando improvvisamente la temperatura corporea fino a 10 gradi si guadagna del tempo necessario ai medici per riparare i danni per cui quella persona è andata in arresto cardiaco. Una volta riuscito l’intervento e rialzata la temperatura il cuore teoricamente dovrebbe riprendere a battere spontaneamente. Un tentativo medico estremo, abbastanza visionario, ma poggiato su basi scientifiche che teoricamente vedono come possibile questo tipo di operazione. Cosa diversa dalla crionica, un’impostazione che tende a preservare il corpo di una persona cerebralmente morta, congelandola, nella speranza che in futuro l’avanzamento della scienza possa riportarlo in qualche modo in vita. Dal punto di vista etico e antropologico, nel primo caso ci vedo un estremo tentativo positivo da parte della scienza di strappare un gradino in più ai limiti della natura umana, non ci vedo nulla di negativo, anzi è uno sforzo per provare a salvare casi disperati. Nel secondo caso invece si tratta invece di inseguire il desiderio che tutti noi abbiamo dell’immortalità. Chi si illude di far questo sono persone con enorme disponibilità economica, si paga anche fino a 200mila dollari per fare un’operazione del genere che al momento è impossibile”.

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