Solstizio d’inverno: i principali festeggiamenti nella storia dei popoli

/
MeteoWeb

Se gli Egizi, in prossimità del solstizio d’inverno, celebravano Horus, il Dio Sole Bambino, dal 17 dicembre al 24 dicembre nell’antica Roma si svolgevano i Saturnali, dedicati al dio Saturno, il Cronos greco, nella più antica leggenda dio del Lazio prima della fondazione di Roma. Durante i festeggiamenti si ribaltavano i ruoli, tutti vestivano allo stesso modo e per gli schiavi era questa l’occasione per assaporare il gusto della libertà, prendendo fittiziamente il posto dei padroni. Da alcuni epigrammi di Marziale si apprende che i Romani erano soliti scambiarsi, durante i Saturnali, regali come dadi, candele di cera colorata, piccoli animali domestici, donati tra orge e lauti banchetti. Fu l’imperatore Aureliano, dopo la vittoria sulla regina Zenobia, a seguito del provvidenziale aiuto della città-stato di Emesa, dove era ampiamente diffuso il culto del dio Sol Invictus, a trasferire a Roma i sacerdoti di quella divinità, ufficializzandone il culto solare e consacrando sulle pendici del Quirinale un tempio al dio proprio il 25 dicembre dell’anno 274, che prese il nome di “dies natalis Solis Invicti” (giorno di nascita del Sole Invitto”.

Così facendo, il dio-Sole divenne la principale divinità romana del periodo imperiale e lo stesso imperatore indossò una corona a raggi. L’adozione del culto del Sol Invictus fu vista da Aureliano come un forte elemento di coesione dato che, seppur in diverse forme, il culto del Sole era presente in tutte le regioni dell’impero. In tutto ciò pesò anche l’influenza dell’antica tradizione indo-iranica, attraverso il Mithraismo che, per un certo periodo, si disputò col Cristianesimo il dominio spirituale dell’Occidente. Anche l’imperatore Costantino fu, inizialmente, un cultore del Dio-Sole in qualità di Pontifex Maximus dei Romani. Egli raffigurò il Sol Invictus sulla monetazione ufficiale con l’iscrizione “ Soli invicto comiti” stabilendo, con un decreto del 321, che il primo giorno della settimana , il giorno del Sole (dies solis) dovesse essere dedicato al riposo.

Nella Persia Antica il solstizio era celebrato con inni della rinascita del mondo, trovando la sua più completa espressione ad Alessandria d’Egitto, nella grande festa del Natale di Horus. Le statue della dea madre Iside, col piccolo in grembo o attaccato al seno, venivano portate in processione, di notte, per i campi, alla luce delle torce, mentre la folla rivolgeva una serie di invocazioni all’immagine (cd litanie di Iside) che, nella versione greca, sembravano concordare con le successive litanie alla Madonna. I Germani identificarono il periodo che andava dai 12 giorni precedenti il solstizio invernale al solstizio stesso, che rappresentava la rinascita della vita, con la festa di Yule, collegata al culto di Odino (Yule deriva dalla parola anglosassone “Yula”, “Ruota”, col significato di “Ruota dell’anno”. Tra i temi prinicipali, la battaglia tra il Vecchio Re dell’Agrifoglio , simbolo di oscurità e vecchiaia, e il giovane Re della Quercia, simbolo della luce del nuovo anno. Il vecchio sovrano veniva simbolicamente ucciso ed il giovane re prendeva il suo posto per governare sul trono.

Condividi