La galaverna, fenomeno meteo emozionante ma semi-sconosciuto

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    In Emilia Romagna è un cognome. L’origine etimologico del termine è per metà germanico/longobardo e per metà latino, proviene dalla nebbia (“cala” di “calìgo”) che si congela (“hibernus”). E’ uno dei più spettacolari fenomeni meteorologici invernali ma anche uno dei meno conosciuti e comuni.
    Scopriamo insieme il fascino della galaverna.

    Tecnicamente è quella precipitazione determinata dalla nebbia ghiacciata.
    Molto spesso, infatti, la nebbia provoca pioviggini simili ad “aerosol”; quando le temperature sono sotto lo zero, queste pioviggini sono composte da piccoli agetti di ghiaccio che si posano soprattutto sull’erba, sugli alberi e nelle campagne, dando l’effetto della neve.

    Fenomeno raro, ma non rarissimo, in pianura Padana, è molto frequente in montagna sia sulle Alpi che, soprattutto, su tutto l’Appennino dove capita molto spesso che la nebbia lascia questo coreografico strato di ghiaccio bianco posato sulla vegetazione.
    Le piccolissime goccioline di vapore sospeso in aria che accompagnano ogni fenomeno di nebbia, quando le temperature sono sottozero si congelano, rendendo ancor più affascinante il paesaggio.
    Il fenomeno, per i meteo/appassionati, è uno tra i più emozionanti perchè capita molto spesso di andare in montagna, con accumuli nevosi abbondanti, ma senza provare le stesse emozioni se gli alberi sono spogli del bianco tipico della galaverna, poichè è spesso proprio questo che rende il paesaggio fatato e incantevole.
    Quando c’è anche forte vento, capita di avere accumuli di ghiaccio, anche trasversali, per diversi centimetri non solo nelle campagne e sugli arbusti, ma anche nei pali della luce e nei ripetitori.
    La base di accumulo è infatti la più strana e varia e molto spesso dipende dalle condizioni atmosferiche che accompagnano la nebbia.

    Solitamente la galaverna si posa sui fili d’erba più alti, sui rami più esterni degli alberi, ma anche sui fili stesi ed alle linee aeree dell’alta tensione, sulle rocce sporgenti, sulle croci di vetta, arriva addirittura a poarsi sulla barba, sui capelli e sulle sopracciglia dell’escursionista o dell’essere umano che si trova di passaggio in mezzo a questa fredda nebbia.
    Se la ventilazione è debole, questo accrescimento è regolare, ed i cristalli sono di notevole bellezza e simmetria, molto simile alla logica dell’esagono che genera il fiocco di neve nelle nubi.
    Se lo strato è in movimento sostenuto, come può succedere col vento alle quote montane più alte, il deposito è più irregolare, e crea sugli oggetti formazioni di ghiaccio ugualmente vistose, ma di forma appuntita irregolare, di un colore bianco più opaco, di solito sottovento alla direzione di arrivo della nebbia.
    La comparsa della galaverna nelle zone di pianura è solitamente indice di tempo stabile, anticiclonico, con temperature basse e assenza di nubi.

    Ecco alcune splendide immagini della galaverna:

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