Mappa dell’estensione e dell’intensità del gelo di Febbraio

MeteoWeb
Credit: NOAA

Per la maggior parte del mese di Dicembre e di Gennaio, l’Europa ha vissuto temperature di parecchi gradi sopra la media. Quasi come per recuperare queste pesanti anomalie, da fine Gennaio il continente è piombato in un freddo eccezionale saldamente radicato per settimane, causando morti e caos nei trasporti. La mappa qui accanto (cliccare per ingrandirla), mostra l’estensione e l’intensità dell’ondata di freddo europeo e asiatico del Febbraio 2012, paragonato in alcuni casi addirittura al freddissimo Febbraio del 1956 (la mappa comprende i dati del 25 Febbraio). I luoghi caratterizzati da valori inferiori a 9°C rispetto alle medie sono indicati con il blù scuro, mentre quelli sopramedia sino a +9°C con il rosso intenso. La media presa come riferimento è il trentennio 1981-2010. Temperature insolitamente fredde si possono trovare nell’Europa orientale, in particolare in Bielorussia e Ucraina, con punte molto fredde anche sulla Francia meridionale. Più ad est si sono registrate anomalie fredde anora più intense in Kazakhstan, Uzbekistan nel Turkmenistan. Valori freddi si estendono per tutta l’Asia e parte del Nord Africa. L’inverno nell’emisfero settentrionale può ossere influenzato da vari indici climatici. Tra le più forti influenze è da ricordare l’oscillazione artica. Gli inverni sono spesso più miti del normale quando l’oscillazione artica è nella sua fase positiva e più freddi del normale, viceversa, quando il fattore è nella sua fase negativa. L’oscillazione artica è rimasta positiva sino alla metà di Gennaio, favorendo condizioni blande, e negative nelle settimane successive, contribuendo appunto all’avvicinarsi di masse d’aria gelide verso l’Europa. Dopo la prima parte del mese, l’indice è tornato positivo, contribuendo a riscaldare nuovamente il continente. Nonostante questo, l’esplosione artica ha lasciato la sua impronta nelle medie termiche mensili. Il freddo in Asia è stato però accompagnato da temperature miti insolite nei mari di Barents e Kara, probabilmente legate a forti venti da Sud e da Ovest, che hanno spinto più in profondità il ghiaccio marino Artico. La mancanza di ghiaccio ha probabilmente influito notevolmente sulle condizioni meteo-climatiche, risultate più calde del normale. Il ghiaccio marino infatti isola l’acqua, impedendo al calore oceanico di essere perso nell’aria. Dal momento che tale area è normalmente coperta di ghiaccio, – spiega Walt Meier del National Snow and Ice Data Centerle temperature dell’aria solitamente risultano negative in questo periodo dell’anno.

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