Nuovo sistema anti tsunami in Giappone

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Il recente tsunami del Giappone

Il Giappone è un paese che punta molto sulla tecnologia e la ricerca scientifica. E, dopo la tripla catastrofe dell’11 marzo 2011 (terremoto, tsunami e incidente nucleare di Fukushima), ha deciso d’investire importanti risorse su un nuovo sistema di prevenzione dei disastri naturali di questa natura. L’ha spiegato oggi a Roma, intervenendo al primo Simposio Italia-Giappone su scienza, ricerca e tecnologia, il viceministro dell’Educazione nipponico Kanji Fujiki. “Dopo il disastro abbiamo dovuto modificare le nostre politiche su scienza e tecnologia, perché molte di queste politiche sono state colpite”, ha spiegato Fujiki. Il sistema di previsione a lungo termine dei terremoti nipponico aveva sì messo in conto l’eventualità di un terremoto nelle aree poi effettivamente colpita ma è stato “incapace di prevedere la portata della catastrofe”. Per questo motivo, nell’ambito delle risorse destinate alla ricostruzione del Giappone nordorientale (3.250 miliardi di yen, pari a poco meno di 30 miliardi di euro), una quota è stata destinata alla realizzazione di nuovi sistemi di allarme. In particolare, 19,03 miliardi di yen (circa 175 milioni di euro) sono stati destinati alla costruzione di una nuova rete di osservazione sismica per la fossa oceanica del Giappone e un sistema di preavviso “in tempo reale” contro gli tsunami. Il terremoto/maremoto dell’11 marzo 2011 ha provocato oltre 18mila vittime (di queste oltre 3mila sono ancora classificate ufficialmente come “disperse”). Il bilancio del Ministero per l’Educazione, la Cultura, lo Sport, la Scienza e la Tecnologia (Mext) per la ricostruzione è di 250 miliardi di yen (2,3 miliardi di euro). Oltre alla realizzazione di reti anti-disastro, serviranno anche al recupero delle strutture accademiche e di ricerca danneggiate dal disastro. In tutto il Giappone, uno dei paesi al mondo che più investe in innovazione, ha in bilancio per il quarto piano su ricerca e tecnologia, relativo agli anni 2011-2015, qualcosa come 25mila miliardi di yen (poco meno di 230 miliardi di euro). L’investimento nipponico in ricerca e sviluppo è pari al 3,64 per cento del prodotto interno lordo (Pil), mentre quello dell’Unione europea a 27 è dell’1,89 per cento sul Pil.

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