Inquinamento marino: il vento spinge la plastica in fondo agli oceani

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La quantita’ di plastica presente nelle acque oceaniche potrebbe essere stata sottostimata. E’ quanto sostiene un team di ricercatori dell’Universita’ di Washington e dell’Universita’ del Delaware, a partire dall’osservazione compiuta da uno degli studiosi del gruppo durante un’esplorazione nei mari dell’Oceano Pacifico. Giora Proskurowski, oceanografo presso la Washington University, si e’ trovato di fronte a una miriade di piccolissimi detriti di plastica, poi sommersi dall’acqua a causa di raffiche di vento. Dopo aver prelevato campioni di acqua ad una profondita’ di 16 piedi (corrispondenti piu’ o meno a 5 metri), tramite test di laboratorio il ricercatore ha scoperto che la quantita’ di plastica presente nell’oceano e’ probabilmente maggiore di quanto si pensasse.

I risultati della ricerca, pubblicati su Geophysical Research Letters, indicano che le precedenti valutazioni sui livelli di inquinamento potrebbero essere state falsate. Per ovviare all’incompletezza dei dati il team di ricercatori ha anche predisposto un modello semplice, combinato con indicazioni meteorologiche, per raccogliere in futuro informazioni piu’ precise. Durante l’esplorazione che ha condotto alla ricerca, residui di plastica sono stati trovati a tutte le profondita’: pesante il loro impatto sulla natura, quando ingerite dai pesci o utilizzate da alghe e batteri come ‘casa’. In futuro, Proskurowski ha intenzione di esaminare altri fattori, come la resistenza delle materie plastiche in acqua, le turbolenze marine complesse e l’altezza delle onde, nonche’ il rapporto tra velocita’ del vento e la profondita’ delle particelle di plastica.

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