Terremoto, Maiani (Commissione Grandi Rischi) conferma al Messaggero: “c’è il rischio che il sisma si estenda”

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La nostra non e’ stata una previsone di un nuovo terremoto: abbiamo espresso le nostre valutazioni scientifiche scaturite dall’analisi dei fenomeni in corso e delle strutture geologiche coinvolte. Apprezzo molto la trasparenza e la serieta’ con la quale il governo ha deciso di renderlo pubblico”. E’ quanto afferma al Messaggero Luciano Maiani, presidente della Commissione Grandi Rischi, intervistato da Emanuele Perugini. Il testo dell’intervista:

Cosa c’è scritto nel documento?
«Intanto abbiamo escluso, ancora una volta, che ad oggi esista un metodo, scientificamente validato, che permetta di fare previsioni sui terremoti. E abbiamo fornito degli orientamenti in merito alla possibile evoluzione del terremoto in atto».
Che differenza c’è tra previsioni e orientamenti evolutivi?
«Che le prime non si possono fare e invece i secondi si. Mi spiego meglio. Noi non possiamo sapere se ci sarà una nuova scossa né possiamo dire dove e nemmeno quando. Pero’ non siamo nemmeno così ciechi davanti a questo terremoto e qualche cosa, nel merito della sua potenziale – ripeto, potenziale – evoluzione, la possiamo dire».
Che significa?
«In questi anni la comunità scientifica ha accumulato molte informazioni in merito alle strutture nascoste nel sottosuolo e alle dinamiche con cui i terremoti si manifestano. Si tratta di informazioni che ci permettono di fare alcune valutazioni che possono aiutare molto a gestire l’emergenza in atto, ma soprattutto a prevenire i danni di altre che arriveranno in futuro. In questo caso non mi riferisco all’Emilia, ma all’intero paese, che sappiamo tutti essere particolarmente esposto a rischi di catastrofi naturali di vario genere».
Cosa è emerso da queste valutazioni?
«Che il terremoto dell’Emilia ha interessato una struttura sismica lunga circa 45 chilometri tra Ferrara e Mirandola. Che le due scosse più importanti si sono verificate nel settore centrale e in quello occidentale di questa lunga faglia. Altro elemento che abbiamo constatato è che l’attività sismica in questi due settori della faglia – da Finale Emilia a Mirandola – si sta riducendo».
Che altro?
«Abbiamo valutato che, nel caso in cui dovesse esserci nella zona una ripresa dell’attività sismica nella zona, è significativa la probabilità che si attivi il segmento compreso tra Finale Emilia e Ferrara con eventi paragonabili ai maggiori eventi registrati nella sequenza e cioè di magnitudo di circa sei. Inoltre, anche se con minore probabilità, abbiamo spiegato che non si puo’ escludere che l’attività sismica si possa estendere ad aree limitrofe a quelle attivate fino ad ora».
Come per esempio quella di ieri notte tra Pordenone e Belluno?
«No, non credo che si tratti di eventi collegabili tra loro».
Cosa dobbiamo fare ancora?
«Imparare a tener conto delle indicazioni che vengono dal mondo della scienza. Quell’area, diversamente da quanto ritenuto fino ad oggi, era già stata classificata come area sismica. Trovo significativo che la maggior parte dei decessi sia avvenuta all’interno di capannoni industriali che non hanno resistito. Forse varrebbe la pena pensare ad un adeguamento complessivo delle strutture e alla loro messa in sicurezza».

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