Meteo Natale: prospettive di un flusso atlantico sempre più ondulato per le festività mentre da est incalza il freddo pungente, l’Italia al confine fra le opposte masse d’aria?

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Giunti ormai in prossimità delle feste la domanda sorge spontanea, ma che tempo troveremo per il giorno di Natale e Santo Stefano ? Rispondere in prima battuta non è di certo facile, ma da qui al 25 Dicembre, interpretando le evoluzioni dei principali centri di calcolo internazionali possiamo già iniziare a formulare una tendenza previsionale che dovrà poi essere ulteriormente perfezionata e corretta nei prossimi giorni. Intanto vi possiamo dire che il pattern meteo/climatico non dovrebbe mutare, o meglio, non si dovrebbero verificare cambiamenti circolatori clamorosi, in grado di stravolgere l’attuale schema configurativo. Con il ricompattamento del vortice polare in sede Artica il flusso zonale è tornato a dominare la circolazione generale atmosferica in tutto l’emisfero settentrionale, con un “getto polare” ben stirato e molto intenso, specie fra l’estremo oriente russo, il Pacifico settentrionale, il continente nord America e l’Atlantico settentrionale, dove sono presenti diversi “Jet Streaks” (massimi di velocità della “corrente a getto”) che s’inseriscono nelle aree dove è maggiore il “gradiente termico” e il “gradiente di geopotenziali” tra le latitudini medie e il Polo. Il flusso umido occidentale, con le famose “Westerlies”, dovrebbe essere il grande protagonista  fino al periodo di Natale.

Si denota l'ondulazione anticiclonica dell'alta pressione delle Aleutine fino allo Stretto di Bering, da qui il flusso zonale comincerà ad ondularsi

Il che presuppone una fase climatica umida, a tratti anche piovosa, ma piuttosto mite, con temperature più consone alla media stagionale, seppur con rapide oscillazioni (rialzi termici alternati a temporanei abbassamenti della colonnina di mercurio) derivate dal passaggio dei vari sistemi frontali atlantici che penetreranno, attraverso la Francia e la Spagna, fino al cuore del Mediterraneo. Ma attenzione, già nel corso della settimana l’umido e temperato flusso oceanico dovrebbe cominciare a perdere intensità, divenendo sempre meno sparato, tanto da cominciare ad ondularsi, con la formazione di onde lunghe più pronunciate che dal Canada e dagli USA si muoveranno in direzione dell’Atlantico e dell’Europa, in seno al ramo portante della “Jet Stream”. L’ondulazione delle correnti occidentali dovrebbe essere stimolata da una graduale spinta meridiana del famoso anticiclone delle Aleutine, sul Pacifico settentrionale, fin verso lo Stretto di Bering. Tale distensione meridiana verso nord dell’anticiclone delle Aleutine causerà un indebolimento del flusso zonale che proprio sotto Natale potrebbe regalare un regime atlantico più ondulato, con lo sviluppo di promontori anticiclonici (l’azzorriano posizionerà i propri massimi barici davanti l’Iberia) e saccature più sviluppate, capaci di influenzare in modo più marcato l’andamento meteo/climatico sul bacino del Mediterraneo, con avvezioni fredde dirette verso il settore centro-orientale del suddetto bacino, mentre più ovest dovrebbe farla da padrone il promontorio anticiclonico delle Azzorre, il quale potrebbe assumere una disposizione meridiana fin verso l’Europa centro-occidentale, con l’Italia che in tal caso si troverebbe influenzata dal bordo orientale di quest’ultimo.

La vasta lacuna di aria gelida che dalla Siberia avanza verso il comparto orientale europeo

Ma la partita più interessante si giocherà sul comparto orientale europeo e sulla Russia europea, dove potrebbe affacciarsi il famoso anticiclone termico “russo-siberiano”, con le sue propaggini più occidentali rivolte in direzione dell’Europa centro-orientale. Come ricorderete, più volte in questi giorni abbiamo parlato della presenza di un esteso e potente promontorio anticiclonico dinamico di blocco centrato sulla Russia europea, con massimi barici che hanno superato i 1057-1058 hpa al suolo (e massimi di geopotenziali in quota a ridosso degli Urali). Questa impalcatura anticiclonica ha arrestato l’umido flusso atlantico all’altezza della Danimarca, della Svezia meridionale e del mar Baltico, costringendo il “getto polare”, in arrivo dall’Atlantico, a piegare bruscamente verso nord proprio a ridosso della penisola Scandinava, delle Repubbliche Baltiche e la Finlandia, deviando tutti i sistemi frontali e le annesse perturbazioni d’origine atlantica in direzione della Lapponia e del mare di Barents, dando luogo a nevicate di debole e moderata intensità accompagnate da una sostenuta ventilazione meridionale. Questa potente struttura anticiclonica russa ha protetto dalle miti incursioni oceaniche la vasta lacuna di aria gelida che al contempo si è isolata sulle immense lande siberiane, dove ormai il grande gelo la fa da padrone. Segno che lo strato di aria molto fredda, “pellicolare”, si è ben collaudato in prossimità del suolo, mettendo le basi per la costruzione del grande anticiclone termico “russo-siberiano”.

Il grande gelo accumulato in prossimità del suolo (grazie anche all’Albedo) nei prossimi giorni agevolerà l’avanzamento verso occidente della grande cellula anticiclonica termica, già presente con massimi di oltre i 1055 hpa ad est degli Urali, fra la Siberia centro-occidentale e il Kazakistan, dove i termometri hanno già sfondato i -40°C. Nella steppa kazaca in questi giorni è stato sfondato persino il muro dei primi -45°C, un dato notevolissimo per metà Dicembre. Approfittando della protezione offerta dal promontorio anticiclonico sulla Russia europea, la componente termica dell’anticiclone “russo-siberiano” troverà terreno fertile per una avanzata ad ovest, provando ad espandersi verso la Bielorussia, le Repubbliche Baltiche, la Polonia e l’Ucraina, pilotando dal bordo più meridionale, li dove prevalgono le correnti orientali al suolo, masse d’aria molto fredde continentali, di natura “pellicolare”, che dai bassopiani della Siberia occidentale, una volta scavalcati gli Urali, si muoveranno di gran carriera verso il comparto orientale del vecchio continente, con la classica ventilazione orientale fino all’Ucraina, Moldavia e Romania. Le gelide masse d’aria, d’estrazione polare continentale, proprio fra il 23 e il 25, rischiano, con molta probabilità, di spingersi fino all’area dei Carpazzi e ai vicini Balcani, se il flusso orientale verrà prontamente agganciato da una circolazione depressionaria, che dalla Grecia si muove in direzione dell’Egeo e della Turchia occidentale, assicurando nevicate fino a bassissima quota.

L’Italia, in tale contesto, si troverà proprio ai margini di tale irruzione fredda continentale, causa la tenace pulsazione dinamica dell’anticiclone delle Azzorre, che premuto da ovest da una profonda saccatura oceanica (ad ovest del Portogallo) dipanata dalla depressione islandese, sarà costretto a ripiegare verso il Marocco e la Spagna, estendendo un promontorio anticiclonico, con una spinta molto mite sub-tropicale (avvezione calda) verso l’Europa centro-occidentale. Solo le regioni adriatiche, forse anche il meridione, in caso di una minor invasività del promontorio anticiclonico sub-tropicale, potrebbero risentire maggiormente degli effetti di questa irruzione d’estrazione continentale, con fenomeni da “stau” che potrebbero assumere carattere nevoso a bassa quota. Altrove il tempo dovrebbe inquadrarsi più sulla variabilità, con possibilità di clima moderatamente freddo e uggioso sulle regioni del nord, dove nebbie e foschie la faranno da padrone. Ancora è presto per dire se l’irruzione fredda, che di sicuro colpirà i Balcani, potrebbe riservare qualcosa di interessante anche per il nostro paese, o meglio i settori orientali che si troverebbero in una traiettoria più agevole. Viene però confermato che l’Italia, ancora una volta, sarà terra di confine tra le fredde masse d’aria polari continentali, che dalla Russia si muoveranno verso i Balcani, e quelle molto più tiepide e umide, che dall’Atlantico e dal basso Mediterraneo si espanderanno verso nord-est, comportando un sensibile rialzo termico sui settori più occidentali. Un vero e proprio braccio di ferro che si ambienterà proprio sul bacino centrale del Mediterraneo.

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