Non ci sono elementi per prevedere l’evoluzione della situazione dopo il terremoto in Sicilia, nell’area dei Monti Nebrodi, di magnitudo 4.3 delle 08:50, seguito da almeno 7 scosse superiori alla magnitudo 2: ”non si comprende se si e’ giunti alla rottura finale della faglia o se il fenomeno e’ ancora in evoluzione”, ha osservato il geologo Carlo Tansi, dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). ”Negli ultimi anni – ha aggiunto – si sta assistendo ad una recrudescenza della sismicita’ in tutta Italia, con un chiaro incremento lungo la fascia di contatto fra la placca africana e quella europea”. E’ una zona molto estesa e dall’andamento curvilineo, ha spiegato, che si estende dalla provincia di Messina all’intera Calabria e al Pollino, percorre parte dell’Appennino fino alla zona dell’Aquila e alla Pianura Padana. In tutta quest’area la placca africana e quella euro-asiatica si avvicinano alla velocita’ media di 7 millimetri l’anno: ”elevatissima dal punto di vista geologico”. Lungo quest’area le rocce si deformano e si rompono lungo le faglie, dando origine a terremoti anche violenti. A questi terremoti superficiali, prosegue il geologo, si sommano i terremoti molto profondi (fino a 700 chilometri), dovuti allo scivolamento della placca africana sotto quella europea.
Terremoti di stamattina in Sicilia, esperto Cnr: “impossibile prevedere se ci saranno altre scosse”
