Il freddo di questa primavera, le tante nevicate, i super-inverni da record nel Regno Unito con tanto gelo e neve ormai da tre anni consecutivi, e anche le grandi piogge delle ultime tre/quattro stagioni su scala continentale, evidentemente hanno ribaltato la situazione nell’immaginario comune rispetto alle calde estati di inizio millennio (2003 su tutti). Ma come sempre, il clima andrebbe studiato su larga scala e non in base a fenomeni locali dovuti ai micro-climi. Che il global warming non fosse una realtà così tanto catastrofica lo scriviamo da sempre, che la scienza è sempre stata divisa sull’analisi del fenomeno anche. E’ vero che negli ultimi 10-15 anni le temperature non stanno più aumentando come invece era accaduto in precedenza, e lo scriviamo da molto tempo: nonostante l’incremento dell’industrializzazione e delle attività umane, non stiamo vivendo quel boom termico dei decenni precedenti ed è quindi evidente come ogni tipo di oscillazione delle temperature sia legata a cause assolutamente naturali, ben più forti e importanti rispetto alle attività umane (il Sole su tutto, tanto che il global warming del secolo scorso s’è verificato anche negli altri pianeti del sistema solare dove non ci risulta esistano fabbriche e industrie).
Il global warming non va più di moda, persino Repubblica scrive: “dal 1998 nessun aumento delle temperature”
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