Il terremoto del 6 aprile 2013 nel Cilento settentrionale

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Alle ore 6:14 una sisma di magnitudo 2.9 ha interessato il Cilento settentrionale ed in particolare la valle del fiume Calore tra il versante meridionale dei Monti Alburni e la dorsale di Monte Soprano. Secondo i dati della rete sismica nazionale dell’Ingv l’ipocentro è stato individuato a circa 5 km di profondità. I comuni che hanno sentito il sisma sono compresi tra Capaccio, Roccadaspide, Trentinara, Cicerale e Albanella, Castel San Lorenzo, Felitto, Giungano, Magliano Vetere e Monteforte Cilento. La scossa non ha causato danni.
Quest’area non è caratterizzata da faglie crostali attive in grado di causare sismi di elevata magnitudo. L’evento è da attribuire ad una instabilità tettonica residua del sottosuolo che, come tutta la catena appenninica, è stato interessato da notevoli spostamenti verticali nelle ultime centinaia di migliaia di anni. Le faglie attive sismogenetiche più vicine all’area in esame ed in grado di generare violenti sismi (dal X al X grado MCS) si trovano nei pressi di Caggiano (sisma del 1561), tra il Vallo di Diano e l’alta val d’Agri (sisma del 1857) e da Balvano-San Gregorio Magno fino a Lioni (evento del 1980). Come si vede dalla carta allegata il sisma (indicato con la stella bianca) si trova ad ovest della fascia di colore rosso e viola dove si trovano le faglie attive in grado di generare sismi di elevata magnitudo.

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