Vulcanetto a Fiumicino, l’esperta: “è pericoloso avvicinarsi”

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geyser fiumicinoIl fenomeno e’ costantemente monitorato dai tecnici dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e, con l’ausilio del Comune, sono state gia’ prese tutte le misure precauzionali per la sicurezza della popolazione“. E’ il commento all’AGI della vulcanologa Maria Luisa Carapezza in merito all’insolito soffione di gas e fango apparso a Fiumicino nelle vicinanze dell’aeroporto internazionale romano alla fine di agosto. “La pericolosita’ e’ legata esclusivamente all’emissione di anidride carbonica che ha una sua tossicita’. Solo chi si avvicina in prossimita’ – ha continuato – ha un potenziale rischio. Per questo abbiamo provveduto a recintare l’area. Stiamo calcolando le variazioni delle fuoriuscite nel tempo nell’attesa della messa in sicurezza definitiva“.
Il soffione, denominato il “Vesuvio di Fiumicino”, e’ tornato da poco a farsi sentire, allargandosi e presentando nuove fuoriuscite di gas. Cosa bisogna aspettarsi? “Quello che ci appare e’ l’erosione dovuta all’energia di questi moti convettivi, flussi di fango e acqua che costituiscono un allargamento in superficie dal potere erosivo“, ha chiarito Carapezza. “Attraverso le prospezioni di anidride carbonica teniamo sotto controllo il fenomeno e non abbiamo rilevato alcun aumento del gas nel tempo. La causa e’ una perforazione dovuta alla messa a terra di un cavo elettrico – ha aggiunto – che ha forato il suolo impermeabile e ha fatto fuoriuscire il gas. Le prossime mosse prevederanno il sigillamento definitivo“. Si tratta di una zona non nuova a questi fenomeni. vulcanettCi sono stati gia’ diversi episodi negli anni passati, anche nel 2007. E’ bene ricordare che in prossimita’ dell’area esistono molti vulcani, la parte piu’ a sud dei colli Albani, i monti Sabatini. Il luogo in questione e’ soggetto a forti quantita’ di gas endogeni che vengono da migliaia di metri in profondita’ e che risalgono attraverso faglie o fratture, incontrando gli acquiferi, cioe’ falde d’acqua confinate da argilla che si pressurizzano“, ha spiegato l’esperta. “Quando l’argilla come in questo caso viene perforata, l’acqua si libera provocando il fenomeno che abbiamo visto. Sono rischi attinenti alle caratteristiche del nostro territorio – ha detto Carapezza – che ha un’elevata e nota vulnerabilita’ sia a terremoti sia ad emissioni di gas endogeni. Una vulnerabilita’ misurata e attestata con appositi progetti di ricerca finanziati dalla Protezione Civile. E’ importante quindi soltanto mettere in atto le necessarie misure precauzionali per evitare questi incidenti quando si effettuano le perforazioni“.

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