Parmitano sta per abbandonare la ISS e saluta lo Spazio: “la Terra è il mio pianeta, la mia casa”

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ParmitanoSi avvia alla conclusione la missione di quasi sei mesi nello spazio dell’astronauta italiano dell’Esa Luca Parmitano. Insieme ai colleghi della Spedizione 37, Karen Nyberg della Nasa ed il comandante russo Fyodor Yurchikhin, Luca fara’ rientro a Terra stanotte, atterrando nella steppa del Kazakistan alle ore 3:50 (ora italiana di lunedi’ 11 nombre). I tre astronauti lasceranno la Iss a bordo della Soyuz Tma-07M, la stessa che li aveva portati sulla Stazione Spaziale Internazionale a fine maggio. Parmitano, maggiore dell’Aeronautica Militare, ha quindi concluso con ‘Volare’, la missione da record dell’Agenzia Spaziale Italiana, il suo impegno nello spazio che lo ha visto anche primo italiano a compiere ben due passeggiate spaziali a luglio scorso.

luca_parmitanoPrima di salutare lo spazio con un sentito ‘arrivederci’, l’astronauta italiano originario della Sicilia ha voluto scrivere una lettera dedicata alla Terra, il suo pianeta, la sua casa che per questi cinque mesi e mezzo ha sempre osservato ed immortalato dalla cupola della Iss. “I miei occhi accarezzano amorevolmente la sua pelle dalle sconfinate e magnifiche tonalita’. Quante volte con lo sguardo ne ho esplorato i confini, di un azzurro indescrivibile, mentre l’alba ne immortalava le curve, delineate perfettamente dalla luminescenza delle nubi mesosferiche, splendide, cangianti: il colore di una pazienza senza tempo e infinita. Osservo nel silenzio della mia postazione: so che il suo cuore pulsa invisibile, e scorgo la linfa vitale scorrere nelle infinite vene che attraversano le sue terre, alimentate e protette dalle nubi, che la ricoprono come il manto di una vergine vestale. Il suo respiro ha il ritmo calmo ed eterno delle maree, la grandezza delle onde oceaniche, la potenza dei venti che spazzano in un soffio le sabbie di cento deserti, le cime di mille montagne. Fra poche ore, tutto questo sara’ un ricordo – scrive Parmitano -. La mia astronave mi attende, per adesso quieta e buia, ma presto teatro dinamico e drammatico del mio rientro a terra. Tutto quel che ha un inizio, deve necessariamente finire: una meravigliosa fragilita’ che rende ogni esperienza unica, e per questo ancora piu’ preziosa“.
passeggiata spaziale parmitanoAdesso, pero’, – prosegue nella lettera – cerco ancora di riempirmi gli occhi, la mente e il cuore di colori, di sfumature, sensazioni. Perche’ restino con me, che ne possa testimoniare. Le terre emerse si confondono l’una nell’altra, i confini, arbitrari e immaginari, del tutto inesistenti da qui, mentre le osservo dalla Cupola. Osservo le terre degli uomini. Dalla Terra, guardando verso il cielo e le stelle, ne ho sempre sentito l’attrazione irresistibile, ho incoraggiato la mente a perdersi verso l’infinito e l’ignoto. E’ la nostra natura – il gene di Ulisse. Ma anche Ulisse, dopo tanto viaggiare, torna a Itaca: e a lungo sogna la sua isola. Se fossi nato tra gli spazi dell’impenetrabile nero interstellare, se avessi passato tutta la mia vita viaggiando lontano dal nostro mondo, osserverei con lo stesso sguardo ammirato che ho adesso le sue acque azzurre, i suoi continenti cosi’ variegati. Ogni alba e ogni tramonto mi regalerebbero lo stesso stupore atavico. E sognerei di sprofondare i piedi nelle sue sabbie calde, di sentire il gelido abbraccio delle sue nevi, e la carezza salmastra delle brezze che dal mare si spingono verso la terra. Mi chiederei cosa si prova a immergersi nelle sue acque, a scaldarsi al calore del suo sole. Ma sono fortunato: io sono nato li’. Quello e’ il mio pianeta. Quella e’ casa mia“.

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