Alluvione in Bosnia: altissimo rischio di infezioni, ma paura sopratutto per le mine inesplose

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bosnia01Le infezioni, le frane ma soprattutto le mine: sono questi i maggiori rischi in Bosnia-Erzegovina legati alle piu’ devastanti alluvioni degli ultimi 120 anni. Lo afferma oggi a “Nova” l’ambasciatore italiano a Sarajevo, Ruggiero Corrias. “Il tempo sta migliorando e questo sicuramente aiuta. Il paese si trova in una fase di prima emergenza e di valutazione dei danni, di cui ancora non si hanno stime certe ma che sono chiaramente ingenti, soprattutto per l’economia rurale”, riferisce il diplomatico italiano. “Da 120 anni – aggiunge Corrias – non si registrava un’alluvione come quella che ha colpito la Bosnia e la regione. Il bilancio e’ drammatico, soprattutto nella parte nord-orientale del paese, al confine con Croazia e Serbia. I morti ufficiali sono piu’ di 30, decine di migliaia gli sfollati. Oggi il nostro pensiero va ai familiari delle vittime e dei dispersi, con la speranza che presto possano ricongiungersi ai propri cari”. A rendere tutto piu’ complicato sono le frane e gli smottamenti, che hanno superato quota 1.500 in diverse aree del paese collegate nelle zone colpite. “Il rischio di infezioni e’ altissimo. Molti non hanno acqua potabile e tra i primi beni di emergenza e di assistenza ci sono anche i kit medici”, precisa Corrias, aggiungendo pero’ che esiste un rischio ancora piu’ grande: quello delle mine. “Con un milione di ordigni inesplosi sparsi nel 2,4 per cento del territorio, frane e smottamenti corrono il rischio di trascinarli a valle o negli stessi fiumi, quale la Sava. La stessa segnaletica dei campi minati e’ stata divelta e questo comporta un rischio ulteriore”, afferma l’ambasciatore. Nonostante la gravita’ della situazione, il diplomatico italiano evidenzia almeno due aspetti positivi: il primo e’ “la reazione compatta del popolo bosniaco, a prescindere dalle strumentalizzazioni politiche o etniche”, con i governi delle due entita’ che hanno proclamato oggi giorno di lutto nazionale; il secondo e’ la reazione della comunita’ internazionale e dell’Italia. “Su impulso del ministro degli Esteri, Federica Mogherini, e in coordinamento con la Cooperazione allo sviluppo e l’ambasciata a Sarajevo, il nostro governo ha assicurato gia’ nel weekend 100 mila euro. Saranno erogati alla Croce rossa bosniaca, che ha maggiormente il polso dei rischi e di quello che serve al momento”, riferisce Corrias. L’Italia ha stanziato un totale di 300 mila euro per aiutare Serbia e Bosnia fornendo tende, medicinali, cibo e coperte. A questi si aggiungono altri 30 mila dollari, veicolati tramite l’Organizzazione mondiale della sanita’, per fornire kit medici che “in questo momento sono molto ricercati nelle aree di confine per il rischio infezioni e malattie”, afferma ancora l’ambasciatore. Si tratta di una delle somme piu’ ingenti stanziate da un singolo paese per l’emergenza alluvioni nei Balcani, pareggiata soltanto dalle Nazioni Unite, che hanno inviato 400 mila dollari circa. “I Balcani sono priorita’ per il governo italiano. Il ministro Mogherini ha annunciato una visita nell’area appena assumera’ la presidenza dell’Ue e ha colto immediatamente i segnali lanciati dalle ambasciate di Belgrado e Sarajevo”, precisa Corrias. In questo momento si e’ in una fase di ulteriore coordinamento con le protezioni civili delle regioni italiane, quali Marche, Abruzzo e Friuli-Venezia Giulia, per “portare contributi concreti, anche su strada”, conclude l’ambasciatore italiano a Sarajevo, che ieri ha ricevuto anche il ringraziamento del ministro degli Esteri, Zlatko Lagumdzija. Secondo le autorita’ bosniache, quasi 950 mila persone hanno abbandonato le proprie case a causa delle alluvioni, che hanno colpito in modo diretto o indiretto almeno un milione mezzo di persone. Circa 100 mila case sono state danneggiate o distrutte dalle alluvioni e dagli smottamenti, e lo stesso vale per 230 scuole e strutture ospedaliere.

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