Clima: il mondo attende le scelte di Obama

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obamaIl mondo aspetta le scelte di Barack Obama sul clima. Lunedì prossimo, il presidente degli Stati Uniti svelerà il suo piano complessivo contro il cambiamento climatico, che prevedrà anche tagli all’inquinamento provocato dalle 600 centrali elettriche a carbone, con un discorso che – sottolinea il New York Times – sarà analizzato a “Pechino, Bruxelles e oltre” per comprendere quanto Obama faccia sul serio per combattere il ‘global warming’.
Si tratterà di una serie di norme che rappresenta il maggiore sforzo della Casa Bianca per invertire la rotta degli Stati Uniti dopo 20 anni di “relativa inazione”, che ha costituito il “maggiore ostacolo agli sforzi internazionali per rallentare l’aumento” dei gas a effetto serra prodotti dalla combustione del carbone e del petrolio.
Il presidente aveva tentato, senza successo, di far approvare un progetto di legge contro il cambiamento climatico in Congresso, nel suo primo mandato; progetto che ora non ha alcuna possibilità di essere approvato, vista l’opposizione dei repubblicani che mettono in dubbio, dal punto di vista scientifico, le teorie sul riscaldamento globale. Per questo, Obama ha scelto di compiere un passo controverso: userà il suo potere esecutivo, sotto l’ombrello del Clean Air Act del 1970 – la legge che ha fissato le regole sul controllo dell’inquinamento dell’aria a livello nazionale – per emettere un pacchetto di norme dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa) che limiterà l’inquinamento delle centrali a carbone, la maggiore fonte di gas a effetto serra della nazione. “Questo sarà il vero test sulla serietà di Obama” ha dichiarato Qi Ye, direttore del Centro di politica climatica all’università Tsinghua, a Pechino, una delle istituzioni a cui il governo cinese avrebbe chiesto di analizzare immediatamente le nuove norme. Il dialogo sul clima tra Cina e Stati Uniti, i due maggiori responsabili dell’inquinamento, è ormai bloccato da tempo: anche se Pechino oggi inquina più di Washington, le autorità cinesi insistono nel sostenere che, come economia in via di sviluppo, la Cina non dovrebbe essere obbligata a tagliare le emissioni di gas serra, chiedendo che siano gli Stati Uniti, storicamente i maggiori responsabili, ad agire per primi. Un piano efficace di Obama potrebbe avere un impatto sulla Cina, obbligandola a riaprire il dibattito sul clima. “Siamo ansiosi di vedere le nuove regole sulle centrali già in funzione. Le consideriamo la colonna vertebrale della strategia statunitense sul clima” ha dichiarato Gunter Hormandinger, consigliere per l’ambiente della delegazione dell’Unione europea a Washington. “Tutti sanno che il ruolo degli Stati Uniti è fondamentale per trovare una soluzione al cambiamento climatico” ha scritto Wael Hmaidan, direttore di un gruppo libanese in difesa dell’ambiente, il Climate Action Network. Una capitale che non presterà molta attenzione alle parole di Obama sarà Mosca. Il presidente Vladimir Putin si è dichiarato scettico sulle teorie scientifiche a proposito del cambiamento climatico e la Russia, uno dei maggiori produttori di gas e petrolio, ha generalmente intralciato qualsiasi sforzo per trovare un accordo internazionale in difesa dell’ambiente. La crisi ucraina, poi, non migliorerà certamente il dialogo tra la Russia e l’Occidente. A dicembre, i leader di molti Paesi si incontreranno a Lima, in Perù, per un vertice delle Nazioni Unite che avrà l’obiettivo di preparare una bozza per un trattato sul clima da firmare nel 2015, che dovrebbe obbligare le maggiori economie del mondo a ridurre le emissioni di anidride carbonica. La speranza è di evitare un altro fallimento, dopo quello del Protocollo di Kyoto (1997), che non è stato ratificato dagli Stati Uniti.

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