In Patagonia i resti fossilizzati dei dinosauri più grandi della storia, immagini impressionanti [FOTO]

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OSSO 477 tonnellate di peso, l’equivalente di 2 tir dotati di rimorchio o di 14 elefanti africani; alto quanto un palazzo di 6 piani, giusto per rendere l’idea! 40 metri di lunghezza e 20 di larghezza (solo il femore misura 2,40 metri di lunghezza)… sono queste le stratosferiche misure che gli appassionati dei grandi animali preistorici non hanno certo potuto tralasciare. Siamo nella località desertica di La Flecha, a circa 250 km da Trelew, in Patagonia argentina.

OSSO 1E’ qui che, nel gennaio dello scorso anno, hanno preso il via gli scavi che hanno portato ad un’incredibile rinvenimento: circa 150 ossa di 7 esemplari di un gigantesco dinosauro, pare il più grande ad aver calcato il suolo terrestre; tutte in ottime condizioni, recuperate grazie al lavoro dei paleontologi del Museum of Palaentology Egidio Feruglio di Trelew, guidati da Jose Luis Carballido e Diego Pol, dopo che un agricoltore si era imbattuto per primo nei resti. Secondo i ricercatori si tratta di una specie finora ignota del gruppo dei Titanosauri, giganteschi erbivori che vissero nei continenti meridionali, dominando la terra nel Tardo Cretaceo, tra i 95 e i 100 milioni di anni fa.

OSSO 2Nonostante le dimensioni, i dinosauri rinvenuti, che col loro peso spodestano il record di “peso massimo” appartenuto, finora, all’Argentinosaurus, pesante 7 tonnellate in meno, non erano certo dei temibili predatori, in grado di atterrire i nemici con la loro gigantesca mole. Per ora la specie rinvenuta non ha ancora un nome, ma i ricercatori sono certi che esso dovrà rendere omaggio alla sua grandiosità, ricordando la regione e i proprietari della fattoria che ne hanno ritrovato per primi le ossa fossilizzate.

OSSOLa specie, in attesa di nomenclatura, ha il collo slanciato, la coda a frusta, simile a quella del Diplodoco, con la pelle del dorso ricoperta di piastre o osteodermi e, con le sue colossali dimensioni, dominava la foresta aperta, aggirandosi nei boschi di querce, tra aceri, castagni e i faggi, vicino a conifere e cicadee. Forse i 7 esemplari di animali adulti sono deceduti tutti proprio nel sito del ritrovamento , dopo essersi recati lì in cerca di pozze d’acqua per abbeverarsi durante le forti siccità; probabilmente alcuni sono morti disidratati o sono rimasti intrappolati nel fango, per poi finire tra le fauci degli animali spazzini dell’epoca.

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