Medici Senza Frontiere: nati quattro gemelli in un campo rifugiati in Mauritania

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Mali, nati quattro gemelli in campo rifugiati Msf in MauritaniaNella struttura sanitaria di Medici Senza Frontiere (MSF) a Bassikounou, in Mauritania, sono nati quattro gemelli, figli di una coppia di rifugiati dal Mali: ne dà notizia l’organizzazione umanitaria che definisce l’evento unico e una “quadrupla speranza” per migliaia di persone che vivono in condizioni estreme.
Taghri e Massaya, insieme ai loro sei figli, sono tra le 57.000 persone fuggite dal conflitto in Mali per cercare rifugio nel campo rifugiati di Mbera, in Mauritania. Sono arrivati portando con sé soltanto pochi vestiti, ma anche qualcosa di più importante: Taghri era incinta.
L`équipe di MSF li ha trasferiti nel centro sanitario di Bassikounou, dove l`ecografia ha presto rivelato una grande sorpresa: quattro gemelli! Il 4 gennaio 2014, i bambini 1, 2, 3 e 4 (come venivano chiamati prima che ricevessero dei veri nomi) sono nati nella sala operatoria di Medici Senza Frontiere.
L`infermiera di MSF Sylvie si prende cura di loro da quando sono nati: “Due volte a settimana fornisco alla madre educazione sanitaria e le mostro come preparare il latte, visto che il suo non è sufficiente per allattarli tutti. Monitoro le loro condizioni di salute ogni 4 ore, li peso ogni 3 giorni e seguo le loro vaccinazioni.” I bambini stanno crescendo bene, il più piccolo pesa 3,43 chili.
I genitori sperano di tornare al campo e riunirsi alla loro comunità, anche se la vita non sarà facile. Massaya Ag Iliyass, il padre, è un contadino di Molé, Mali, ma a causa del conflitto ha perso quasi tutto. Taghri Walet Tokeye, la madre, sa cucire ma non ha strumenti per avviare un`attività e ricavarne un reddito. “Medici Senza frontiere si sta prendendo cura dei nostri bambini (i gemelli: Aboubakrine Ag, Fatim Walet, Ousmane Ag e Oumar Ag). Senza il loro aiuto non sapremmo come affrontare tutto questo. L`arrivo dei quattro gemelli rappresenta una speranza per noi ma anche una grande sfida. Vogliamo prenderci cura di tutti loro e della loro educazione. Adesso ho 10 figli” ha detto Massaya, il padre dei bambini. “La mia preoccupazione è il nostro ritorno in Mali quando le condizioni miglioreranno. Dovremo ricostruire le nostre vite. Avrò bisogno di aiuto per prendermi cura della mia famiglia, vedere i miei bambini crescere. La mia ambizione è avviare una piccola attività e aprire una sartoria per mia moglie.” “Dopo 37 settimane di gravidanza i quattro gemelli sono nati nella nostra sala operatoria. Tre maschi e una femmina, che pesavano solo 1,5 kg a testa! Eravamo piuttosto preoccupati per loro. Ma oggi sono in salute e crescono bene. È un`ulteriore prova che cose meravigliose possono succedere anche nelle condizioni più estreme” ha detto Frederic Manantsoa Lai, Capo Missione per MSF nel campo rifugiati di Mbera (intervista integrale in coda). “Queste nuove vite sono un segno di speranza per i rifugiati. Allo stesso tempo, questa storia sottolinea quanto siano vulnerabili queste persone. Immaginate se le cure mediche non fossero state disponibili: se non avesse raggiunto la nostra struttura, questa madre incredibilmente coraggiosa avrebbe potuto perdere i suoi quattro bambini, o anche la sua stessa vita, lasciando altri sei figli e un marito senza lavoro.” Intervista con Frederic Manantsoa Lai, Capo Missione per MSF nel campo rifugiati di Mbera, Mauritania Quali sono le principali attività di MSF nel campo di Mbera? L`accesso alle cure di base per i rifugiati è la nostra principale preoccupazione: gestiamo un centro di salute nella città Bassikounou e tre unità sanitarie a Fassala e a Mbera, mentre attraverso attività di comunicazione cerchiamo di incrementare la conoscenza dei servizi disponibili all`interno di questi centri per i rifugiati e per la popolazione locale. Nel nostro progetto al campo di Mbera abbiamo effettuato più di 101.037 nuove visite nel 2013, più del doppio rispetto al 2012, anche grazie ai notevoli miglioramenti apportati alle strutture del campo. Ci sono sempre più persone che arrivano nelle nostre strutture, segno di una crescente fiducia verso l`organizzazione e verso il nostro lavoro. Oltre a tre centri sanitari e tre unità sanitarie nel campo, ci sono anche operatori chiamati “home visitors” che effettuano ogni giorno un`attività porta a porta. Inoltre, abbiamo aperto una sala operatoria a Bassikounou dove svolgere chirurgia salva-vita (parti cesarei, traumi, ecc). Fino ad oggi, MSF ha effettuato circa 8.500 visite al mese, che possono arrivare a 12.000 durante la stagione delle piogge. Quali sono i principali bisogni dei rifugiati? I numeri che ho appena descritto rivelano che i bisogni sono enormi e permanenti. Il campo è posizionato in un`area geografica caratterizzata da attività economiche molto limitate e da un terreno estremamente arido. La popolazione del distretto di Bassikounou conta in totale circa 42.000 persone, ma al momento il numero dei rifugiati (59.101 persone) è maggiore rispetto a quello della popolazione locale. Gli scarsi raccolti degli ultimi anni e la crisi nutrizionale che ha interessato la regione del Sahel rendono la situazione molto complessa. Le condizioni di vita dei rifugiati nei campi sono difficili: per sopravvivere dipendono completamente dagli aiuti umanitari. L`acqua è essenziale per la sopravvivenza dei rifugiati. Le riserve sono sufficienti e altri attori umanitari si occupano di questo aspetto. Quello che ci preoccupa è il fatto che la diarrea è la seconda causa di consulti medici nelle nostre strutture sanitarie, e questo è dovuto in parte all`igiene personale. Stiamo investendo per aumentare la conoscenza delle persone su questa problematica per evitare possibili epidemie, specialmente con l`arrivo della stagione delle piogge. La situazione nutrizionale è migliorata ma non ancora risolta. L`assistenza sanitaria di base è molto migliorata, ma problemi di salute o malattie specifiche richiedono un`attenzione particolare. È il caso, ad esempio, delle malattie diarroiche e delle infezioni respiratorie acute, che sono peggiorate dalle condizioni ambientali (clima freddo e secco, frequenti tempeste di sabbia e così via). Quali sono le sfide principali per il futuro? Anche se abbiamo superato la fase acuta della crisi, la situazione è ancora fragile e se non manteniamo alti livelli di assistenza tornerà ad essere un`emergenza umanitaria. I bisogni umanitari – accesso alle cure, acqua e servizi igienico sanitari, cibo e ripari – non sono meno significativi che in altri posti, come in Sud Sudan, ad esempio. Detto questo, siamo preoccupati che i rifugiati possano essere dimenticati di fronte ad altre gravi emergenze nel mondo. Non dobbiamo permettere che questo accada. Nonostante, per esempio, la situazione nutrizionale stia gradualmente migliorando, richiede sforzi ulteriori e continui per ridurre i livelli di malnutrizione severa nel campo. Attualmente, abbiamo circa 100 ricoveri per malnutrizione severa acuta ogni mese, contro i 300 dello scorso anno. È molto difficile immaginare il ritorno dei rifugiati in Mali. Di fatto il percorso verso la pace sembra lungo e difficile – il ritorno della stabilità è fondamentale per il loro ritorno a casa. Che cosa rappresenta una storia come quella dei quattro gemelli per i rifugiati che vivono nel campo di Mbera? Dopo 37 settimane di gravidanza i quattro gemelli sono nati nella nostra sala operatoria. Tre maschi e una femmina, che pesavano solo 1,5 kg a testa! Eravamo piuttosto preoccupati per loro. Ma oggi sono in salute e crescono bene. È un`ulteriore prova che cose meravigliose possono succedere anche nelle condizioni più estreme. Queste nuove vite sono un segno di speranza per i rifugiati. Allo stesso tempo, questa storia sottolinea quanto siano vulnerabili queste persone. Immaginate se le cure mediche non fossero state disponibili: se non avesse raggiunto la nostra struttura, questa madre incredibilmente coraggiosa avrebbe potuto perdere i suoi quattro bambini, o anche la sua stessa vita, lasciando altri sei figli e un marito senza lavoro.

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