L’autunno meteorologico sull’emisfero boreale è iniziato l’1 Settembre. Ma analizzando le mappe emisferiche, che ci indicano l’evoluzione della circolazione atmosferica lungo l’intero emisfero nord, non si notano, su larga scala, i segnali che sanciscono il passaggio verso la stagione autunnale. Attualmente siamo lontani dall’instaurazione di un vero e proprio pattern atmosferico autunnale, malgrado il progressivo raffreddamento della regione artica. Ma ci stiamo andando molto vicini, specie in sede nord pacifica e atlantica, con un considerevole rinvigorimento dell’attività del vortice polare troposferico e della depressione islandese, sempre più attiva a ridosso delle coste orientali groenlandesi, con profondi vortici depressionari colmi di aria fredda polare marittima che si riversa sull’Atlantico. Tutto però dipende dal pattern atmosferico dominante sopra il mar Glaciale Artico e dalle reazioni del vortice polare ai consueti “attacchi” degli imponenti anticicloni sub-tropicali presenti fra il Pacifico settentrionale (anticiclone delle Aleutine) e il nord Atlantico (anticiclone delle Azzorre).
Da quello che avviene sull’Artico dipenderà il futuro dell’imminente stagione autunnale. Proprio in questi giorni, come abbiamo già avuto modo di analizzare negli articoli precedenti, sull’Artico è piombato il primo freddo autunnale, con le temperature sprofondate sotto la soglia dei +0°C a livello del mare. Merito della scomparsa degli ultimi raggi del sole sotto la linea dell’orizzonte. Questo agevola un drastico raffreddamento delle masse d’aria sopra l’intera regione artica, mentre il temporaneo rinvigorimento della struttura vorticosa del vortice polare troposferico renderà il tempo particolarmente instabile, con frequenti annuvolamenti pronti a dare luogo a nevicate fino a livello del mare, fra le isole dell’Artico canadese e russo, fin sulle coste settentrionali della Siberia, che iniziano a ricevere le prime imbiancate dopo il periodo estivo. Le temperature si stabilizzeranno al di sotto della soglia dello zero termico. Valori che oltre ad arrestare il processo di fusione del ghiaccio marino, verso la fine del mese, agevoleranno una sua rapida formazione nei tratti di mare appena liberati. Questo progressivo raffreddamento della zona artica, tradizionale per il mese di Settembre, sta contribuendo e nei prossimi giorni contribuirà ad inspessire il “gradiente barico”, “gradiente termico” ed il “gradiente di geopotenziale”, fra le latitudini artiche e la fascia temperata, compresa fra nord America, Europa e Asia centro-settentrionale, imprimendo una maggiore dinamicità atmosferica che si traduce in un abbassamento, di latitudine, del flusso zonale principale, sempre più vigoroso e con “Jet Streaks” (massimi di velocità del “getto polare”) più frequenti in prossimità delle nascenti circolazioni depressionarie.
Anche il “getto polare”, a causa dell’infittimento del “gradiente di geopotenziale” in quota fra il mar Glaciale Artico e le medie latitudini, sta diventando sempre più forte, presentando massimi di velocità, con “Jet Streaks” più diffusi fra il Canada e l’Europa settentrionale. Entro metà Ottobre il ramo principale del “getto polare”, dopo essersi rafforzato sopra il Pacifico e il nord America, all’altezza dell’Atlantico dovrebbe arretrare verso latitudini più meridionali, comprimendo verso i paesi dell’Europa centro-settentrionale il flusso zonale principale, con le annesse depressioni e sistemi frontali atlantici. Il rafforzamento del flusso perturbato a latitudini più meridionali tenderà a stirare il promontorio anticiclonico delle Azzorre verso la Spagna e il bacino centro-occidentale del Mediterraneo o a relegare il suo baricentro (i massimi di geopotenziale in quota) sul vicino Atlantico, rendendo il Mediterraneo centrale più vulnerabili agli affondi, da nord, delle saccature di genesi oceanica o artica che si getteranno verso l’Europa centro-orientale, isolandosi in dei “CUT-OFF” (vortici depressionari chiusi in quota) pronti ad andare alla deriva in sede mediterranea, arrecando intense fasi perturbate con frequenti fenomeni temporaleschi e risveglio dell’attività convettiva anche sulle aree più interne nelle ore diurne (“termoconvenzione”).
Le tendenze a lungo termine lasciano ipotizzare che per il definito avvio della stagione autunnale, intesa come pattern atmosferico degno di tale nome, bisognerà ancora attendere ancora a lungo, settimane, se non mesi. Anche quest’anno, come già visto nel 2013, il cammino verso l’arrivo dell’autunno potrebbe essere molto più complesso e lungo del previsto, riservandoci parecchi capovolgimenti di fronte in buona parte del vecchio continente. Ma per ora, salvo temporanei abbassamenti del flusso zonale verso latitudini più meridionali ascrivibili a un indebolimento del ramo del “getto polare”, le perturbazioni autunnali continueranno a tenersi lontane dal bacino centrale del Mediterraneo, dove continuerà a dominare una circolazione atmosferica piuttosto “lasca”. Compatibile con il clima tardo-estivo o più propriamente estivo. Nulla a che fare con il vero autunno.