Epatite C: gli studi dimostrano alte percentuali di guarigione con un farmaco orale

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EPATITE C CIRROSI EPATICA - CopiaL’azienda biofarmaceutica globale Bristol-Myers Squibb ha annunciato nuovi ed importanti dati del programma di sperimentazione clinica UNITY che ha valutato a 12 settimane il regime TRIO, combinazione tutta orale a dose fissa di daclatasvir (DCV), asunaprevir (ASV) e beclabuvir (BCV) in un’ampia gamma di pazienti con infezione da virus dell’epatite C (HCV) genotipo 1.

I dati presentati al “The Liver Meeting® 2014”, appuntamento annuale dell’Associazione americana per lo studio delle malattie del fegato (AASLD), in corso a Boston fino all’11 novembre. L’endpoint primario di entrambi gli studi (UNITY-1 e UNITY-2) era la percentuale di pazienti che sono stati curati, definito come assenza di virus misurabile 12 settimane dopo la fine del trattamento.

Lo studio UNITY-2, che ha valutato pazienti cirrotici con un trattamento per 12 settimane di daclatasvir TRIO, ha mostrato, quando somministato insieme alla ribavirina, un tasso di risposta virologica misurata 12 settimane dopo la fine della terapia (SVR12) del 98% dei pazienti mai trattati e del 93% dei pazienti che avevano fallito una precedente terapia, e quando somministrato senza l’aggiunta di ribavirina del 93% nei naïve e dell’87% nei pretrattati.

“Anche dopo i più recenti progressi nella terapia dell’HCV, i pazienti con genotipo 1 e cirrosi epatica sono tuttora difficili da trattare”, ha dichiarato Andrew J. Muir, Associate Professor of Medicine Clinical Director, Gastroenterology & Transplant Hepatology, Duke University, Durham North Carolina. “Oggi i pazienti con cirrosi che hanno fallito una precedente terapia hanno bisogno di un trattamento di 24 settimane per raggiungere elevati tassi di risposta virologica sostenuta. I risultati di questo studio che ha utilizzato il regime daclatasvir TRIO in questa popolazione hanno mostrato elevati tassi di guarigione con un regime di 12 settimane che ha la potenzialità di migliorare l’adesione alla terapia e raggiungere la guarigione in meno tempo”.

Disegno dello studio e risultati
Lo UNITY di fase III ha valutato un regime di 12 settimane con la combinazione a dose fissa daclatasvir TRIO (daclatasvir 30 mg, asunaprevir 200mg e beclabuvir 75 mg ) in pazienti con genotipo 1 con e senza cirrosi.

Lo studio UNITY-1, in aperto, ha valutato un regime di 12 settimane con daclatasvir TRIO senza ribavirina in pazienti non cirrotici sia naïve che precedentemente trattati. I pazienti senza cirrosi naïve al trattamento (n = 312) e già trattati (n = 103) hanno ricevuto daclatasvir TRIO in dose fissa con somministrazione orale di un’unica pillola due volte al giorno per 12 settimane e con follow up a 24 settimane. La maggior parte dei pazienti (73%) presentava genotipo 1a e il 91% del totale ha raggiunto una SVR12. Il 92% dei pazienti naïve e l’89% di quelli già trattati hanno ottenuto la guarigione senza l’aggiunta di ribavirina.

Nello studio UNITY-2, i pazienti con cirrosi, naïve e già trattati, hanno ricevuto daclatasvir TRIO, in dose fissa, in un braccio senza aggiunta di ribavirina (n = 102) e nell’altro in associazione a ribavirina (n = 100). Lo studio ha utilizzato ribavirina in doppio cieco e la maggior parte dei pazienti (74%) aveva il genotipo 1a. Ha inoltre mostrato una SVR12 nel 96% dei pazienti totali che hanno ricevuto daclatasvir TRIO con ribavirina e nel 90% di coloro che hanno ricevuto daclatasvir TRIO senza ribavirina.

“I risultati degli studi di fase III UNITY con daclatasvir TRIO, in dose fissa, sono particolarmente interessanti per i pazienti con cirrosi e genotipo 1, il cui trattamento è spesso più difficile da gestire rispetto ai pazienti non cirrotici” ha sottolineato Douglas Manion, Head of Specialty Development, Bristol-Myers Squibb. “Per Bristol-Myers Squibb la complessità dell’epatite C necessita di valutare soluzioni personalizzate e i risultati degli studi UNITY sono particolarmente promettenti soprattutto nei pazienti con cirrosi, che rappresentano una percentuale specifica ma significativa di quelli con genotipo 1”.

In entrambi gli studi UNITY-1 e UNITY-2 sono stati osservati bassi tassi di eventi avversi che hanno portato alla sospensione della terapia e di eventi avversi gravi generali. Nello studio UNITY-1 sono stati registrati 7 eventi avversi gravi, tutti considerati non correlati al trattamento in studio, e 3 eventi avversi che hanno portato alla interruzione del trattamento. Gli eventi avversi più comuni sono stati cefalea (25,8%) e affaticamento (16,6%). Nello studio UNITY-2 si sono manifestati 3 eventi avversi gravi correlati al trattamento e 4 eventi avversi che hanno portato all’interruzione della terapia. Gli eventi avversi più comuni erano cefalea e affaticamento (entrambi 19,8%).
Gli abstract completi delle due presentazioni degli studi UNITY sono disponibili sul sito web di “The Liver Meeting”.

Epatite C
Il virus dell’epatite C attacca il fegato ed è trasmesso per contatto diretto con sangue ed emoderivati infetti. Nel mondo l’infezione da virus dell’epatite C colpisce circa 170 milioni di persone e negli Stati Uniti si stima siano cronicamente infetti tra 2,7 e 3,9 milioni di persone. Fino al 90% delle persone affette da epatite C non elimina spontaneamente il virus e diventa cronicamente infetto. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 20% dei pazienti con epatite C cronica svilupperà cirrosi; fino al 20% di questi ultimi potrà progredire fino al tumore del fegato.

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