Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla temperatura, sulle precipitazioni e quindi sulla permanenza al suolo della neve possono influenzare direttamente la disponibilita’ idrica in una regione come la Valle d’Aosta. La neve infatti riveste una grande importanza nel bilancio idrologico delle zone alpine. Per questo ogni settimana da novembre a maggio l’Arpa Valle d’Aosta effettua la stima dello “Snow water equivalent” (Swe), che consente di conoscere la quantita’ totale di acqua presente nella neve sul territorio regionale. L’insieme di dati attualmente disponibile per le analisi parte dal 2002 ed e’ costituito da mappe settimanali (da novembre e maggio) di Swe a scala regionale con risoluzione di 500m. In linea con quanto osservato sia a livello globale sia nelle Alpi, si evidenzia una crescente variabilita’ sia spaziale sia temporale dello Swe. Spiccano ad esempio l’inverno 2008/2009 con una quantita’ di neve superiore alla media per tutta la stagione, oppure gli inverni dal 2004 al 2008 decisamente sotto la media. Allo stato attuale delle conoscenze, riuscire a quantificare ed analizzare la grande variabilita’ imposta dai cambiamenti climatici sulle precipitazioni nevose e’ fondamentale per elaborare strategie di adattamento efficaci volte ad una gestione piu’ consapevole della risorsa idrica a livello regionale. Oltre alla quantita’ di acqua presente nella neve, oggetto di importanti studi e’ il permafrost, un fenomeno naturale correlato alla temperatura del sottosuolo e definito come lo stato termico di un terreno (suolo o substrato roccioso) che permane (per pochi anni consecutivi o migliaia di anni) ad una temperatura inferiore a 0 C, quindi in uno stato di congelamento perenne. In particolare il monitoraggio del permafrost si realizza calando una catena di termometri all’interno di un foro profondo praticato nel substrato. La catena di termometri in collegamento permette di registrare le temperatura alle diverse profondita’ con frequenza oraria. In Valle d’Aosta il monitoraggio del permafrost e’ condotto in diversi siti sia su versante che su pareti rocciose. Il foro piu’ profondo, di 41 metri, si trova presso il Colle di Cime Bianche (3.100 metri, nella Valtournenche) ed e’ equipaggiato per le misure dal 2008. Queste notevole profondita’ consente di studiare i cambiamenti climatici perche’ a 41 metri le variazioni stagionali di temperatura non riescono ad arrivare, o comunque sono molto attenuate. Considerando che la temperatura attuale del permafrost a Cime Bianche e’ circa -1,2 C, con i tassi di riscaldamento rilevati oggi a fondo foro (circa 0.01 C/anno), il permafrost a Cime Bianche potrebbe ritirarsi oltre i 30 metri di profondita’ entro un centinaio di anni.
Clima, Valle d’Aosta: neve e permafrost sempre sotto controllo
