Terremoto L’Aquila, il comunicato della protezione civile una settimana prima: “non c’è nessun allarme”

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terremoto l'aquilaFu Guido Bertolaso a chiedere la convocazione della Commissione Grandi Rischi all’Aquila il 31 marzo 2009, una settimana prima della scossa che il 6 aprile successivo distruggera’ la citta’, “con l’obbiettivo di fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunita’ scientifica sull’attivita’ sismica delle ultime settimane”. Nella nota stampa della Protezione Civile del 30 marzo 2009, che annunciava la riunione del giorno dopo, si sottolineava, tra l’altro, che “non c’e’ nessun allarme in corso da parte del Dipartimento”. “E’ utile precisare – si legge nel documento -che non e’ possibile prevedere in alcun modo il verificarsi di unterremoto e che non c’e’ nessun allarme in corso da parte del Dipartimento della Protezione Civile, ma una continua attivita’ di monitoraggio e di attenzione”.

BertolasoSecondo l’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), che e’ l’ente preposto alla sorveglianza della sismicita’, “le scosse avvertite oggi dalla popolazione fanno parte di una tipica sequenza di terremoti, del tutto normale in aree sismiche come quella dell’aquilano che, negli ultimi mesi, ha registrato quasi 200 eventi, la maggior parte dei quali non avvertiti dalla popolazione”. Nel comunicato si aggiungeva che all’incontro del giorno successivo, “finalizzato all’analisi della frequente attivita’ sismica registrata nella provincia dell’Aquila dall’inizio del 2009, parteciperanno, tra gli altri, il prof. Franco Barberi, presidente vicario della Commissione, il prof. Enzo Boschi, presidente dell’INGV, il prof. Gian Michele Calvi, il prof. Claudio Eva e il Vice Capo Dipartimento, prof. Bernardo De Bernardinis”. Ed e’ di quello stesso giorno l’intercettazione tra Bertolaso e l’ex assessore alla Protezione Civile d’Abruzzo Daniela Stati nella quale Bertolaso le spiegava: “ho detto di fare una riunione li’ all’Aquila domani, su questa vicenda di questo sciame sismico che continua, in modo da zittire subito qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni”. Sarebbe quindi stata “un’operazione mediatica” e sarebbe servita per spiegare agli aquilani come sia “meglio che ci siano cento scosse di quattro scala Richter piuttosto che il silenzio, perche’ cento scosse servono a liberare energia e non ci sara’ mai la scossa quella che fa male”. La riunione, dai cui esiti nasce il processo, venne verbalizzata con la data 31 marzo ma, come disse nell’ottobre 2011 l’ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Enzo Boschi, quel verbale “lo considero irrilevante perche’ fatto dopo il sisma” e quindi firmato dai presenti in data successiva. Nel verbale si legge che Boschi riteneva “improbabile a breve una scossa come quella del 1703, pur se non si puo’ escludere in maniera assoluta”. Franco Barberi a sua volta spiegava come fosse “estremamente difficile fare previsioni temporali sull’evoluzione dei fenomeni sismici”, e se da un lato Claudio Eva precisava che “ovviamente essendo la zona di L’Aquila sismica, non e’ possibile affermare che non ci saranno terremoti”, nel documento si legge anche come “la semplice osservazione di molti piccoli terremoti non costituisce fenomeno precursore” (Boschi) e che “non c’e’ nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere considerata precursore di un forte evento” (Barberi). Ma al di la’ del verbale, a fornire materiale per il processo sono state le dichiarazioni, le interviste a caldo rilasciate prima di quella riunione del 31 marzo 2009. “Le scosse di terremoto che continuano a scuotere l’Abruzzo non sono tali da preoccupare”, spiego’ Bertolaso. “La comunita’ scientifica conferma che non c’e’ pericolo – aggiunse De Bernardinis, – perche’ c’e’ uno scarico continuo di energia, la situazione e’ favorevole, ci sono eventi piuttosto intensi, ma non intensissimi che hanno provocato pochi danni”.

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