Embrioni: scoperti gli “architetti genetici” delle prime fasi di sviluppo

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La scoperta apre la strada allo sviluppo di test genetici per individuare il rischio che il nascituro sia affetto da rare ma gravi deformità

Ricercatori australiani hanno identificato due proteine chiave che agiscono come ‘architetti genetici’ creando una specie di progetto generale che condiziona le primissime fasi di sviluppo degli embrioni. Gli scienziati dell’Istituto Walter and Eliza Hall di Ricerca Medica di Melbourne in uno studio precedente avevano dimostrato che la proteina detta MOZ puo’ trasmettere ‘messaggi’ esterni all’embrione in sviluppo, rivelando un meccanismo con cui l’ambiente esterno puo’ influenzare lo sviluppo sin dalla prima fase della gravidanza. Nel nuovo studio, descritto sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, il team guidato da Anne Voss e Bilal Sheikh ha scoperto che la MOZ e una seconda proteina detta BMI1 giocano ruoli opposti nel conferire agli embrioni in sviluppo l’insieme di istruzioni per assicurare che i segmenti del corpo, inclusi i nervi, la spina dorsale e i vasi sanguigni, si sviluppino correttamente e nelle posizioni giuste. “Nel primo sviluppo, quando l’embrione e’ solo un grappolo di cellule che si dividono, l’embrione si deve ‘organizzare’ in modo che i tessuti corporei e gli organi si sviluppino correttamente, con tutto al posto giusto”, scrivono gli autori. “L’embrione e’ organizzato lungo un asse principale longitudinale, dalla testa alla coda, suddiviso in segmenti, in modo che ogni segmento sia responsabile della produzione di specifici elementi di organi e tessuti”, aggiungono.

ricercaStudiando linee cellulari embrionali di topo, gli studiosi hanno scoperto in che modo la MOZ e la BMI1 regolano l’attivazione dei geni Hox, gia’ noti per il loro ruolo nei meccanismi che determinano lo sviluppo coordinato dei vari segmenti in cui e’ suddiviso l’embrione. I rispettivi ruoli delle due proteine in questo processo sono opposti: MOZ e’ responsabile dell’attivazione dei geni, mentre BMI1 impedisce che questi vengano attivati prematuramente. E quando questo meccanismo di regolazione e’ alterato, l’espressione dei geni Hox non avviene in modo corretto. Secondo gli autori, la scoperta apre la strada allo sviluppo di test genetici per individuare il rischio che il nascituro sia affetto da rare ma gravi deformita’. Potra’ anche portare a nuovi trattamenti per la leucemia e persino dare la capacita’ di far ricrescere arti amputati.

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