Geologi Emilia-Romagna: risorse inadeguate per difendere la costa

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Il presidente dell’Ordine: “Se non si interviene, lidi ravennati e ferraresi in pericolo”

Se la situazione non cambia, buona parte della costa romagnola in futuro rischierà di andare perduta. L’allarme arriva dall’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna che in occasione della manifestazione “Ravenna 2015 – Fare i conti con l’Ambiente” intende accendere i riflettori su un problema di grande attualità per le politiche ambientali e turistiche del territorio. L’occasione per discuterne sarà il seminario “Rischi geologici delle aree di costa” in programma venerdì 22 maggio dalle 9.15 alle 17 all’Ordine della Casa Matha di Ravenna (piazza A. Costa 3).
In un contesto territoriale relativamente giovane come quello della nostra riviera, a minacciare l’equilibrio costiero ci sono fattori sia naturali (i cambiamenti climatici e l’innalzamento del livello del mare) che antropici. “Se i trend climatici e di subsidenza non subiranno importanti modifiche, nei prossimi decenni perderemo buona parte della costa, in particolare nei lidi ravennati e ferraresi – avverte Gabriele Cesari, presidente dell’Ordine dei Geologi regionale -. Per questo il primo intervento necessario riguarda la conoscenza: servono infatti dati sul trasporto solido dei fiumi, sulla subsidenza naturale e antropica, sui giacimenti di sabbia disponibili”. Secondo Cesari “le spese ingenti finora sostenute per i ripascimenti della costa si stanno rivelando ‘costi di esercizio’ e non investimenti, perché in un questo contesto mutato la loro efficacia è sempre minore”. I geologi stimano infatti che “solo per difendere le spiagge nei prossimi 20 anni saranno necessari 200 milioni di euro. Ma se la subsidenza non diminuirà – continua Cesari – ci saranno notevoli problemi: perciò vanno ripensate le opere idrauliche, gli argini e i ponti”.
A rendere evidenti le criticità della riviera ci hanno pensato le mareggiate dello scorso inverno, dovute all’innalzamento del livello marino e alla subsidenza. “E’ evidente quanto il carico antropico sul sistema costiero sia insostenibile, così come la denaturalizzazione dei sistemi fluviali a monte – aggiunge Claudia Falasca, geologa con studio a Rimini e consigliere dell’Ordine regionale -. Occorre una politica di riqualificazione territoriale di insieme, che operi sulla prevenzione e renda il turismo realmente sostenibile. Il problema è complesso, va affrontato con tutti gli attori del sistema, a partire dagli Enti locali e dagli operatori turistici. L’alternativa potrebbe essere la chiusura della filiera per mancanza di materia prima, cioè le spiagge”. Paradossalmente, un aiuto arriva dalle frane e dall’erosione dei fiumi che contribuiscono al ripascimento naturale delle spiagge. “Occorre conoscere bene l’intero sistema di un bacino idrografico, tutelare il regime idrogeologico, anche in relazione alle strutture e infrastrutture esistenti, e favorire studi complessivi per la sicurezza del territorio e del sistema costiero, di chi lo abita e di chi lo sceglie per il turismo” aggiunge Falasca.
“Siamo convinti – conclude il presidente Cesari – che una risorsa fondamentale come il turismo della riviera romagnola meriti un investimento importante su un sistema di monitoraggio integrato e su uno studio di area vasta riguardo agli equilibri che concorrono al processo di erosione-rideposizione. Un euro speso in questa direzione può fare risparmiare 10 euro spesi in interventi di ripascimento e garantire una durata maggiore al sistema economico del turismo costiero. Chiediamo alle istituzioni pubbliche di ripartire da qui. Noi geologi abbiamo le conoscenze scientifiche e le competenze professionali adeguate per dare un contributo”.

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