Incendio a Fiumicino: impianto elettrico sotto accusa

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Troppo vigore e velocità in poco tempo, ecco perché gli investigatori stanno cercando di capire l’esatta dinamica degli avvenimenti

L’impianto elettrico sotto accusa. A quasi 24 ore dall’incendio che ha devastato il terminal 3 di Fiumicino, la pista più accreditata da chi indaga sul rogo è quella del corto circuito. Stando a una testimone oculare, una 25enne dipendente di uno dei negozi distrutti, le fiamme si sarebbe sprigionate da un vano dietro il frigorifero. In pochissimi minuti il fuoco è diventato altissimo. Troppo vigore e velocità in poco tempo, ecco perché gli investigatori stanno cercando di capire l’esatta dinamica degli avvenimenti. Da quanto si apprende finora, il sistema antincendio ha funzionato correttamente ma chi indaga dovrà anche comprendere perché le fiamme si siano propagate così in fretta e quale sia stato il materiale che ha dato così forza al fuoco, tanto da trasformare in poco tempo il Terminal in un inferno. Da quanto si apprende sono le controsoffittature la parte più danneggiata. Dentro queste corrono cavi elettrici. Quindi l’incendio, che potrebbe aver ‘covato’ per ore, si sarebbe incanalato all’interno dei controsoffitti, sprigionadosi poi con fiamme altissime. Ora il nucleo investigativo dei vigili del fuoco sta verificando i dispositivi di sicurezza e le condizioni di tutti gli impianti elettrici. Nelle prossime ore sarà pronta l’informativa della polizia giudiziaria che verrà sottoposta all’attenzione della procura di Civitavecchia.

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