Storie di Musica – The Magister

MeteoWeb

La sesta puntata della rubrica di MeteoWeb alla scoperta della storia della musica

Gli anni sessanta bussavano alle porte, ed entravano con fare regale, tante cose stavano ed erano cambiate.

Fidel castro ed Ernesto Guevara erano entranti all’Avana, Batista era stato catturato e Cuba puntava i missili sovietici verso gli Stati Uniti, la baia dei porci rumoreggiava e rendeva la guerra fredda gelata. Il Brasile di Garrinchia, Didì e Vavà portava a casa la seconda coppa Rimet in finale contro la Cecoslovacchia in Cile nel 62. Da poco la Radiotelevisione Italiana aveva inaugurato il secondo canale e gli Stati Uniti d’America negli anni sessanta ci entravano ballando il rock n roll.

La musica cresceva sempre di più, era ovunque, era arrivata nel vecchio continente e stava esplodendo.

Johnny Be goodIl consumo ed il benessere crescevano altrettanto, come i bianchi che suonavano e cantavano il blues ed il folk, e mentre gli Stati Uniti d’America e l’Unione delle repubbliche sociali sovietiche si contendevano l’egemonia del mondo e cominciavano a pensare di conquistare anche lo spazio, le radio indipendenti si moltiplicavano proponendo nuovi sound e nuovi artisti.

Fino al cavallo fra i cinquanta ed i sessanta i dischi si ascoltavano in negozio, si sentivano in radio e poi si correva al primo negozio di musica fornito per trovarli ed ascoltarne di nuovi.

E’ proprio in uno di questi store che un giovane ragazzo, che da qualche anno si era appassionato alla musica suonando e cantando a scuola, si recò un giorno per andare ad ascoltare gli ultimi brani usciti di Rock and Roll. Era la seconda metà degli anni cinquanta e oltre la nuovissima Johnny Be good, in radio si sentiva Santa Claus is back in town di Elvis e Rock me my babe di Buddy Holly.

Ma quel giorno gli capitò per caso nelle mani un disco di Odetta e la sua vita cambiò per sempre.

Robert Allen ZimmermanLa leggenda vuole che sia uscito da quel negozio e sia immediatamente andato a vendere la sua chitarra elettrica e l’amplificatore per sostituirli con una Gibson acustica e un paio di armoniche a bocca, quel ragazzo lo avevamo già citato, veniva dal Minnesota ed il suo nome, allora, era ancora Robert Allen Zimmerman.

Fu da quel giorno che esplose la passione per il blues ed il folk in Bob Dylan e da quel giorno non riuscì più a farne a meno. In una nota della sua biografia appare una dichiarazione che Dylan fece, che recita così: “La questione principale a proposito del rock and roll, per me, era che comunque non era sufficiente. Tutti Frutti e Blue Suede Shoes avevano frasi di grande effetto e di grande presa, nonché un ritmo trascinante ed una energia travolgente, però non erano cose serie, e non riflettevano per niente la realtà della vita. Sapevo bene, quando mi sono dedicato alla musica folk, che si trattava di una cosa molto più seria. Le canzoni folk sono colme di disperazione, di tristezza, di trionfo, di fede nel sovrannaturale, tutti sentimenti molto più profondi. C’è più vita reale in una sola frase di queste canzoni di quanta ce ne fosse in tutti i temi del rock’n’roll. Io avevo bisogno di quella musica».

Bob-Dylan-Like-a-Rolling-StoneBen presto si tuffò nella conoscenza di tutti quegli artisti che ne avevano e ne stavano facendo la storia del blues, del gospel, del folk, del country e dello spiritual. Woody Guthrie divenne la sua fonte d’ispirazione principale, a riguardo un giovanissimo Dylan in un’intervista in radio nel 1961 disse: “Potevi sentire le sue canzoni e allo stesso tempo imparare a vivere”.

Fu una rivelazione determinante anche l’incontro fisico che ebbe con il suo idolo Guthrie, quando andò a trovarlo all’ospedale di New York dove era ricoverato, città nella quale Dylan si era trasferito nei primi anni sessanta, e dove aveva cambiato ufficialmente il suo nome in Robert Dylan. Woody non stava molto bene, cominciava da qualche anno a soffrire di salute e non troppo tempo dopo, nel 1967 morì. Un altro grandissimo della musica andava via.

bob-dylan-1Guthrie viene considerato uno dei più grandi folk singer della storia della musica americana, oltre Dylan influenzò Joan Beaz, Joe Strummer, Jeff Tweedy, Bruce Sprinsteeng, Jamblin Jack Elliot e molti altri. E Proprio Elliot, discepolo e grande amico di Guthrie, che continuò quello stile e quella poetica “scomoda” e “antipatica” più di tutti, oltre Dylan ovviamente. Non a caso i due divennero molto amici e cominciarono a collaborare, dopo essersi conosciuti proprio nella stanza di ospedale di Woody. Il figlio di Guthrie, Arldo, anche egli cantante di folk, che era ancora un bambino quando il padre smise di comporre per i problemi di salute, disse: “ E’ stato proprio zio Jack (riferendosi ad Elliot) a farmi vivere e conoscere profondamente la musica di mio padre”.

Woody incarnava perfettamente la cultura folk blues degli anni quaranta e cinquanta e grazie a delle parole forti e profonde entrò subito nell’immaginario collettivo di quegli americani che ascoltavano quel genere, di quegli americani che fermentavano rivoluzione. Fu un pioniere della canzone di protesta, quella che fu poi chiaramente identificata come tale negli anni sessanta con il movimento dei diritti civili.

Guthrie era un militante comunista e fu il primo vero cantante a “strumentalizzare” la musica per dire altro, per far sapere altro. Fu il primo a fare paura all’establishment americano, sulla sua chitarra, per intenderci meglio, vi era scritto: “ This Machine Kills Fascist” (Questa macchina uccide fascisti).

Tornando a Dylan, oltre Guthrie ed Elliot, determinante, soprattutto per quel che concerne la sua carriera artistica pratica, fu l’incontro con Joan Beaz, della quale divenne anche amante. Fu lei, che essendo già famosa, lo introdusse nei circuiti giusti che potevano apprezzare il genio del ragazzo di origine Ebree che veniva dal Minnesota. E così dalla fine del 61 Dylan cominciò ad esibirsi con la sua Gibson ed il suo reggi armonica a bocca, e fu subito un lampo, un fulmine a ciel sereno.

Quel ragazzino che era cresciuto con i racconti di Kourac e compagni e che in adolescenza si era innamorato del blues e del folk, era puro genio, un vulcano in eruzione continua.

Una personalità straripante, diceva tuto quello che gli passava per la testa e più era fastidioso per qualcuno, più lui ne sentiva il gusto che gli dava il parlarne. Il suo modo di dire le cose è insolito, diverso, arrogante ma giusto, che guarda la verità dritta nella faccia e ne sputa il nocciolo con disprezzo. La sua poeticità è fuori dalle righe ed è sempre presente nei suoi brani a prescindere che i temi siano di sfondo sociale, romantico, politico, sovrannaturale o scanzonato.

La sua proverbiale ironia incalzante è eccentrica e sagace, fastidiosa, rumorosa, che non fa sconti. Le figure retoriche, le similitudini, le continue allegorie alla vita quotidiana, oppure nei confronti dell`establishment che usa nei suoi testi sono genio allo stato puro.

Per dare un piccolo esempio nel brano Tombstone blues dice: Well, John the Baptist after torturing a thief looks up at his hero the Commander-in-Chief, Saying, “Tell me great hero, but please make it brief, is there a hole for me to get sick in?” The Commander-in-Chief answers him while chasing a fly saying, “Death to all those who would whimper and cry”, and dropping a bar bell he points to the sky saving, “The sun’s not yellow it’s chicken”…… Mamàs in the fact’ry she ain’t got no shoes Daddy’s in the alley hès lookin’ for the fuse I’m in the kitchen with the tombstone blues (Bene, Giovanni Battista dopo aver torturato un ladro guarda il suo eroe, il Comandante in Capo, e dice “Dimmi grande eroe, ma per piacere sii breve, C’è un buco per me dove posso vomitare?” Il Comandante in Capo gli risponde, mentre insegue una mosca, e dice “Morte a tutti coloro in quali frignano e piangono” e lasciando cadere una spranga indica il cielo e dice “Il sole non è giallo è pollo”……Mamma è in fabbrica senza scarpe, Babbo è nel vicolo a cercare il fusibile, Io sono in cucina con il blues della pietra tombale)….

La sua carriera infinita, è tecnicamente ancora in attività, ma deve compiere74 anni ormai per cui….vanta un panorama vasto come il deserto del Sahara, ha scritto e suonato qualsiasi tipo di cosa un uomo possa immaginare sia in termini di sound sia nelle liriche, non tutti gli uomini, lui in particolare…

Ha avuto diversi periodi e fasi nella sua sconvolgente carriera artistica, emblematico è il fatto che il suo personaggio, nella pellicola dedicata alla sua storia, Io non sono qui di Todd Haynes del 2007, venga interpretato da 4 attori differenti, uno di questi, insolito ma vero, è l’affascinante attrice francese Kate Blanchet.

Ha pubblicato ad oggi sessanta album, praticamente tutto con la Columbia Records, che lo blindarono da subito, a parte qualcosina con la Asylum: 35 studio, 13 live e 12 raccolte….roba da pelle d’oca!!

E’ stato anche scrittore, poeta, pittore, scultore, attore e conduttore radiofonico, nel 2000 ha ricevuto il Polar Music Prize (equivalente del Nobel per la musica), nel 2008 il premio Pulitzer, nel 2009 la National Medal of Arts e nel 2012 la Presidential Medal of Freedom ed anche diverse candidature al Nobel per la letteratura.

Che dire di più Signore e Signori?!

Considerato il secondo miglior artista di tutti tempi dalla classifica Rolling Stones*, secondo solo ai Beatles, non c’è più null’altro da aggiungere….c’è solo da ascoltarlo!!

Dall’album Highway 61 Revisited, considerato il 4 miglior album della storia della musica, sempre dal Rolling Stones, questa è la surreale ed onirica Desolation Row, con le dovute proporzioni ed estremo rispetto per il Divin Poeta che ci dovette lavorare un tantino di più, la Divina Commedia della musica…

Lui… E’ il Maestro….

  • La classifica Rolling Stone è una giuria composta da 273 persone fra artisti, critici, giornalisti, musicisti e altri attori dell’industria della musica che, attraverso un sistema ideato da Ernest &Young per elaborare le votazioni, stila le varie classifiche del mondo della musica.
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