I ghiacci artici continuano a soffrire, quali saranno le conseguenze di queste forti anomalie termiche sul mar Glaciale Artico?

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Nell’Artico quella del 2015 è un’altra estate particolarmente calda, i ghiacci marini continuano a ritirarsi

Altro che “era glaciale” o tenuta dei ghiacci, la situazione sul mar Glaciale Artico è davvero disastrosa. Ad esempio, nel solo mese di Giugno, l’estensione dei ghiacci marini dell’Artico si è attestata intorno i 11,0 milioni di chilometri quadrati (4.240 mila miglia quadrate), il terzo valore più basso mai misurato nel mese di Giugno. Si tratta di ben 920.000 chilometri quadrati (355.200 miglia quadrate) al di sotto della meda riferita al periodo 1981-2010. L’estensione del ghiaccio marino rimane parecchio sotto media sul mar di Barents, ormai completamente navigabile, e nel mare dei Chukchi.

Figure1-350x417Mentre in misura minore è inferiore alla media nella parte occidentale della Baia di Hudson. Solo nella parte orientale della Baia di Hudson e lungo le coste nord-orientali della Groenlandia la copertura dei ghiacci rimane ben al di sopra della media. Purtroppo, durante il mese di Giugno circa 1.610.000 chilometri quadrati (622.000 miglia quadrate) di ghiaccio è stata persa in poco meno di un mese, a seguito delle sempre più frequenti avvezioni calde che hanno interessato il mar Glaciale Artico, facendo rialzare bruscamente i termometri su valori poco sopra i +0°C. Dall’analisi dei modelli matematici riguardanti la regione artica è stato osservato come la temperatura dell’aria a 925 hpa era sopra la media su gran parte del mar Glaciale Artico, con un campo di anomalie termiche positive particolarmente elevato, specie nel mare di Kara e nel mare della Siberia orientale, con scarti di oltre i +2°C +3°C, localmente anche +4°C, rispetto alle tradizionali medie del periodo.

Le anomalie termiche riscontrate nell'ultimo mese sul mar Glaciale Artico
Le anomalie termiche riscontrate nell’ultimo mese sul mar Glaciale Artico

Le anomalie termiche più significative si sono sperimentate soprattutto sul mare di Kara, grazie alla persistenza di un particolare pattern atmosferico, con una vasta circolazione depressionaria centrata sul mare di Barents che risucchiava masse d’aria calde da Sud, continentalizzate sopra i bassopiani della Siberia occidentale, verso il mare di Kara e l’Arcipelago Artico russo. La prevalenza di questo regime, con venti da Sud o più da SE, ha sospinto masse d’aria piuttosto calde verso questo settore del mar Glaciale Artico. Poco più ad ovest, invece, i venti da Nord e NO, presenti sul lato occidentale di questa circolazione depressionaria sul mare di Barents, hanno portato un clima decisamente più freddo per il mare di Norvegia, dove si è accumulata una anomalia termica negativa, attorno i -1°C -2°C. Ma anche sul mare di Beaufort settentrionale e orientale e su gran parte dell’Arcipelago Artico canadese le temperature dell’aria erano vicine o leggermente al di sotto della media climatica. Non solo per il ghiaccio marino, ma anche per l’innevamento nelle terre boreali il Giugno 2015 verrà ricordato come uno dei peggiori, addirittura il secondo in 48 anni. Difatti, a causa del notevole surriscaldamento delle terre emerse, soprattutto l’Eurasia, il manto nevoso ereditato dall’inverno si è rapidamente fuso, nel giro di poche settimane, lasciando del tutto “nude” le terre boreali. La copertura nevosa è risultata particolarmente bassa a bassa quota in Alaska e sul Canada occidentale. Del resto per l’Alaska quella del 2015 è stata una primavera insolitamente calda e secca. Queste condizioni hanno contribuito a creare anche un gran numero di incendi da fulmini che hanno bruciato decine di ettari di boschi di conifere nello stato.

cursnow_asiaeuropeCosa bisogna aspettarsi nella futura stagione autunnale ?

Secondo degli studi recenti il rapido scioglimento dei ghiacci marini del mar Glaciale Artico, nel periodo estivo, promuove una maggiore evaporazione che incrementa la nuvolosità e le precipitazioni durante il periodo autunnale, fra Settembre e Ottobre, favorendo l’avvento di nevicate sempre più premature e intense, quanto frequenti, fra la regione artica canadese e la vasta area siberiana. La neve, depositando i primi soffici accumuli sopra le immense lande della Siberia e dell’Artico canadese, permette un più rapido raffreddamento di queste, a causa dell’attivazione dell’effetto “Albedo” che tende a rafforzarsi man mano che si avvicina l’ultima decade di Ottobre e il mese di Novembre, quando l’insolazione si indebolisce portandosi ai minimi stagionali (mentre oltre il Circolo polare cala la grande oscurità invernale).

LaPresse/XinHua
LaPresse/XinHua

L’isolamento di masse d’aria sempre più fredde, nei bassi strati (in genere è lo strato d’aria in prossimità del suolo innevato ad esserne interessato), sopra le estese aree continentali dell’emisfero boreale, ha come prima ripercussione un brusco arretramento del “getto polare” verso latitudini più meridionali, con un conseguente indebolimento di quest’ultimo, per il venir meno del “gradiente di geopotenziale” fra l’Artico e le medie latitudini. Al contempo, il rapido raffreddamento delle lande della Siberia e del Canada, nel corso del tardo autunno, contribuirebbe ad incrementare la formazione di importanti nuclei anticiclonici, alle medio-alte latitudini, che aumentano le probabilità di ondate di freddo in grado di causare lunghi periodi di tempo insolitamente freddo e nevoso alle medie latitudini, fra America settentrionale, Europa e Asia centro-settentrionale.

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