Eccezionale ondata di calore sul mar Glaciale Artico, il freddo continua a opporre resistenza solo in due isole sopra gli 80° nord

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Eccezionale ondata di calore sull’Artico, solo due isole riescono a salvarsi dalla calura proveniente dalla costa russa

Purtroppo, come previsto, l’intensa onda di calore proveniente dalle pianure della Russia settentrionale si è riversata sull’Artico, investendo la Novaja Zemlja, il mare di Barents (completamente libero dai ghiacci) e le isole Svalbard, tramite l’inserimento nei bassi strati di una calda ventilazione da SE ed E-SE che dalla costa artica russa si è propagata al mare di Barents e alle Svalbard, scorrendo sul ramo ascendente della vasta circolazione depressionaria centrata sulla penisola scandinava.

11800028_1062533027105368_441272818009617791_nLe mappe delle isoterme alla quota isobarica di 850 hpa mostrano molto nitidamente l’afflusso di una ampia lingua di aria davvero calda, nella libera atmosfera, che spinge l’isoterma di +10°C sulla Novaja Zemlja, mentre le isoterme di +5°C +6°C arrivano a lambire le Svalbard, in piena regione artica, dove le temperature, sia in quota che nei bassi strati, stanno subendo un brusco aumento, portandosi su valori largamente positivi, con cifre a doppia cifra su quasi tutto l’Artico russo e norvegese. Vedere simili isoterme a 850 hpa nel cuore del mar Glaciale Artico è davvero molto raro, oltre che letale per i ghiacci marini del Polo Nord, già parecchio sofferenti. Questa imponente avvezione di aria calda, che sta risalendo il bordo occidentale del robusto blocco anticiclonico che si assottiglierà al traverso della Russia europea, con moderate correnti da SE e E-SE sul mare di Barents e il settore più occidentale dell’Artico russo, persistendo per diversi giorni determinerà una forte anomalia termica positiva che si ripercuoterà fra l’alto mar di Norvegia ed il mare di Barents, con valori di oltre i +9°C +10°C superiori rispetto alle medie per il periodo.

L'intensa ondata di calore che sta investendo l'Artico russo e l'Artico norvegese (freccia rossa)
L’intensa ondata di calore che sta investendo l’Artico russo e l’Artico norvegese (freccia rossa)

Il rialzo termico più significativo si riscontrerà proprio sulla Novaja Zemlja dove si potranno registrare temperature massime di ben +15°C +16°C, localmente anche più lungo le coste occidentali soggette a venti favonici di caduta da E-SE ed Est che riscalderanno ulteriormente, per “compressione adiabatica”, la massa d’aria già calda in origine, determinando brusche quanto improvvise scaldate. Ma il gran caldo, davvero eccezionale data la latitudine, si estenderà fino alle Svalbard e al Finmark norvegese, dove si rischia di sperimentare temperature massime comprese fra i +15°C e i +20°C, grazie alla complicità delle calde correnti da E-SE nei bassi strati. Già ieri, con l’avvento delle calde correnti dai quadranti orientali, il termometro è schizzato improvvisamente sopra i +15°C +16°C nelle Svalbard più meridionali, dove si sono registrate le temperature massime più elevate dalla storica ondata di calore del 1979, che fu davvero eccezionale per l’Arcipelago. Eppure, anche in quest’occasione, l’avvezione calda, particolarmente intensa a tutte le quote, non ha sortito alcun tipo di effetto al di sopra degli 80° di latitudine nord, sulle isolette più settentrionali delle Svalbard, che hanno un clima tipicamente artico.

Gli effetti delle temperature largamente positive registrate sulle isole del mar Glaciale Artico
Gli effetti delle temperature largamente positive registrate sulle isole del mar Glaciale Artico

Ad esempio a Phipsoya, nonostante l’arrivo dell’aria calda in quota, la temperatura non è riuscita a superare la soglia dei +4°C, grazie alla moderata ventilazione da NE e alla fitta nebbia d’avvezione, prodotta dallo scorrimento dell’aria calda e impregnata di umidità sopra la fredda superficie marina. In questo caso i fitti banchi di nebbia, piuttosto tipici in estate sul mar Glaciale Artico, allorquando una intensa avvezione di aria calda (e quindi molto umida) interagisce con le fredde acque superficiali, hanno impedito alla colonnina di mercurio di impennarsi oltre i +3°C +4°C, mantenendo la temperatura piuttosto costante, in presenza di cieli coperti e quasi totale assenza di soleggiamento. Poco più a nord c’è anche l’isola di Karl Alexander che si trova nella parte più settentrionale della Terra di Zichy. Quest’isola, una delle più fredde del mar Glaciale Artico, ha una lunghezza di 29 km e una larghezza di 18 km. La sua altezza massima è di 365 metri sul livello medio del mare. Da queste parti l’aria calda proveniente dalle coste della Russia e della Siberia, lì dove nascono le grandi avvezioni che investono l’Artico, non è mai riuscita a sfondare.

Una delle isole più settentrionali dell'Arcipelago Artico russo
Una delle isole più settentrionali dell’Arcipelago Artico russo

Nemmeno durante le ondate di calore più intense della storia il termometro non è stato capace di spingersi oltre i +4°C. Solo lo scorso anno, mentre gran parte della Norvegia e dell’Artico norvegese pativano uno dei periodi più caldi della loro storia, su Karl Alexander la massima annua si attestava ad appena +3°C. Del resto l’isola essendo piuttosto piccola è pesantemente influenzata dalle acque del mare molto fredde che riescono ad indebolire ogni tipo di ondata di calore. Solitamente a queste latitudini, prossime al Polo Nord geografico, le masse d’aria calde a contatto con le fredde acque superficiali del mar Glaciale Artico tendono rapidamente a raffreddarsi, mentre l’umidità contenuta in seno ad esse si condensa velocemente favorendo lo sviluppo di diffusi banchi di nebbia d’avvezione con base prossima al mare.

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