Ricerca, esperto: protesi per la memoria? Siamo ancora lontani

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L’idea dei ricercatori è quella di usare un algoritmo capace di imparare e riconoscere i segnali elettrici che il cervello utilizza per decodificare e immagazzinare i ricordi bypassando le aree del cervello danneggiate, responsabili della memoria

“L’impianto protesico a cui stanno lavorando i ricercatori americani nasce da un’idea fantastica, ma ben lontana dall’essere concretamente applicabile”. Lo ha detto all’AGI Paolo Maria Rossini, direttore dell’Istituto di Neurologia dell’Universita’ Cattolica – Policlinico Agostino Gemelli di Roma, commentando l’articolo del Financial Times sul progetto condotto da un gruppo di ricercatori della University of Southern California e del Wake Forest Baptist Medical Centre di Winston-Salem, nel North Carolina. “L’idea dei ricercatori e’ quella di usare un algoritmo capace di imparare e riconoscere i segnali elettrici che il cervello utilizza per decodificare e immagazzinare i ricordi bypassando le aree del cervello danneggiate, responsabili della memoria”, ha spiegato Rossini. “Ma e’ un approccio grossolano – ha continuato – e anche se teoricamente fattibile, nella pratica non funzionerebbe. Manipolare i ricordi e’ qualcosa di molto complesso e, a mio avviso, impossibile seguendo un approccio ingegneristico”

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