Salute: chi fuma marijuana è più a rischio prediabete

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“Benché in questo studio l’uso della sostanza sia associato allo sviluppo e alla prevalenza di prediabete, il consumo di cannabis non risulta comunque associato all’incidenza o alla presenza di diabete vero e proprio”

Chi fuma o ha fumato marijuana, rispetto a chi non ha mai fatto uso di cannabis, è più a rischio di sviluppare prediabete: una condizione che compromette il normale controllo dei livelli di zucchero nel sangue e può evolvere in diabete conclamato. A rilevare l’associazione, pur senza dimostrare in modo certo il rapporto causa-effetto tra il consumo di marijuana e l’anticamerca del diabete, è uno studio americano pubblicato su ‘Diabetologia’, la rivista dell’Associazione europea per lo studio del diabete (Easd), che oggi a Stoccolma apre il suo 51esimo Congresso annuale. Gli autori, coordinati da Mike Bancks della University of Minnesota School of Public Health, hanno analizzato i dati relativi a oltre 3 mila statunitensi arruolati nel 1985-86 in uno studio sul rischio coronarico nei giovani adulti (18-30 anni). Valutando il rapporto tra consumo autodichiarato di cannabis (calato dal 28% degli anni del reclutamento al 12% del 2010-11) e metabolismo degli zuccheri, gli scienziati hanno osservato che – al netto di possibili fattori confondenti – chi riferiva di utilizzare ancora marijuana aveva il 65% di probabilità in più di essere in prediabete, dato che scendeva a un +49% fra chi diceva di averla usata almeno 100 volte in passato, ma di avere smesso. Il nuovo lavoro apre vari interrogativi, ammettono gli stessi autori. Da un lato perché “questi dati contraddicono quelli raccolti in precedenti ricerche sui legami tra consumo di marijuana e Salute metabolica”. Dall’altro per il fatto che, “benché in questo studio l’uso della sostanza sia associato allo sviluppo e alla prevalenza di prediabete, il consumo di cannabis non risulta comunque associato all’incidenza o alla presenza di diabete vero e proprio”. In conclusione, l’eventuale link fra cannabis e ‘malattia del sangue dolce’ resta da approfondire.

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