Sonno e ricompense aiutano la memoria

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“Sapevamo che il sonno rafforza i ricordi, ma ora sappiamo anche che aiuta a selezionare quelli che hanno un valore gratificante”

Essere gratificati e ricompensati aiuta ad apprendere meglio e le informazioni restano impresse nella memoria più a lungo se si trova il tempo per fare un sonnellino. A dimostrarlo sono i risultati ottenuti dai ricercatori dell’Università di Ginevra, pubblicati sulla rivista specializzata eLife, che potrebbero aiutare insegnanti e genitori a trovare un metodo per migliorare i risultati dei ragazzi nello studio. Il team ha condotto l’esperimento con 31 volontari e ciascuno dei quali ha assegnato un gruppo ‘sonno’ o uno ‘veglia’ e tutti sono stati invitati a ricordare coppie di immagini, ma sono stati avvertiti che per alcune ci sarebbe stato un premio maggiore. Dopo averle osservate, i partecipanti hanno fatto una pausa di 90 minuti, durante la quale il gruppo ‘sonno’ ha dormito, mentre il gruppo ‘veglia’ si e’ riposato. Al momento del test il gruppo ‘sonno’ ha ottenuto risultati migliori nel ricordare le immagini che non prevedevano particolare benefit, ma entrambi i gruppi ricordavano ugualmente bene quelle che prevedevano una ricompensa maggiore.

memoriaInoltre, nel corso di un test a sorpresa effettuato tre mesi dopo il gruppo ‘sonno’ continuava a ricordare meglio rispetto all’altro e, da opportune scansioni cerebrali, si è visto che presentava anche maggiore connettività tra le zone del cervello deputate alla memoria: ippocampo, corteccia prefrontale mediale e striato. “Sapevamo che il sonno rafforza i ricordi, ma ora sappiamo anche che aiuta a selezionare quelli che hanno un valore gratificante”, afferma Kinga Igloi, autrice principale dello Studio. “Le ricompense sono come un ‘tag’ che marca le informazioni durante l’apprendimento. Le stesse informazioni che, nel sonno, vengono trasferite alle aree del cervello associate con la memoria a lungo termine”.

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