Cambiamenti climatici: dall’UE più assistenza ai paesi in via di sviluppo

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Nei prossimi anni l’Unione Europea aumenterà i fondi pubblici destinati a finanziare i costi generati dai cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo

La Commissione europea si compiace dell’impegno dell’Unione europea, ribadito dal Consiglio “Economia e finanza” (Ecofin), ad aumentare nei prossimi anni i fondi pubblici destinati a finanziare i costi generati dai cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo. Il contributo fornito nel 2014 dall’UE e dagli Stati membri ai paesi più poveri e più vulnerabili per aiutarli a ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi alle conseguenze dei cambiamenti climatici ammonta a 14,5 miliardi di euro. Si tratta di un ulteriore aumento significativo, indice della determinazione dell’Europa a versare la propria quota dei flussi finanziari, fissati nel 2009 alla cifra-obiettivo di 100 miliardi di dollari annui, che fino al 2020 i paesi sviluppati trasferiranno a quelli in via di sviluppo. La Commissione europea ha svolto un ruolo centrale e di coordinamento in questo processo e continua ad essere uno dei donatori principali attraverso i propri fondi per lo sviluppo internazionale. Nel periodo 2014-2020 almeno il 20% del bilancio dell’UE sarà speso nell’azione per il clima.

Pierre Moscovici, Commissario europeo per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane, ha dichiarato: “L’UE oggi ha confermato il suo ruolo guida a livello mondiale nel finanziamento di azioni sul fronte del clima. Prima dell’appuntamento cruciale rappresentato dalla COP21, stiamo fornendo ai paesi in via di sviluppo un sostegno finanziario significativo e non cesseremo di farlo. Oggi abbiamo anche stabilito alcuni principi chiari per far sì che i finanziamenti siano della massima efficacia: versamento delle quote in funzione dell’evoluzione delle capacità di ciascuno; piena partecipazione del settore privato grazie alla creazione di un contesto favorevole; assegnazione dei fondi ai paesi più vulnerabili.”

Queste le parole in proposito di Miguel Arias Cañete, Commissario per l’Azione per il clima e l’Energia: “A poche settimane dalla COP21 di Parigi, quelle di oggi sono decisamente buone notizie. E il messaggio è molto chiaro: l’UE intende continuare ad essere il maggiore donatore mondiale e, in quest’ottica, si è impegnata ad aumentare il proprio sostegno. Così come emerge da una recente relazione dell’OCSE, il mondo è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari, il che ci torna utile in queste ultime settimane di intensa attività politica mirata a concludere un accordo ambizioso a Parigi. È giunto il momento di tradurre la volontà politica che abbiamo visto affermarsi ultimamente in risultati negoziali concreti.”

In vista dei negoziati internazionali sui cambiamenti climatici che si terranno a Parigi alla fine del mese, la Commissione si compiace anche dell’impegno dei ministri delle finanze a continuare a erogare dopo il 2020, anno in cui dovrebbe entrare in vigore un nuovo accordo mondiale sul clima, finanziamenti pubblici destinati in particolare ai più poveri, bisognosi e vulnerabili. La Commissione condivide inoltre l’appello rivolto ai negoziatori di Parigi ad inviare un segnale forte al settore privato perché riorienti i flussi finanziari verso investimenti a basse emissioni di carbonio e resilienti ai cambiamenti climatici. I finanziamenti per il clima hanno bisogno di contesti favorevoli, ossia piani di sviluppo, strategie climatiche, politiche, strumenti, meccanismi e quadri regolamentari opportunamente messi in atto a livello nazionale per spianare la strada all’azione del settore privato. Nelle conclusioni del Consiglio, i ministri hanno rilevato che occorre aumentare gli investimenti nello sviluppo a basse emissioni e resiliente ai cambiamenti climatici, ridurre gradualmente gli investimenti a elevata intensità di carbonio e non trascurare l’importanza del segnale del prezzo del carbonio, mete che possono essere perseguite mediante una serie di strumenti, da quelli normativi, ai regimi di scambio di quote di emissioni, alle tasse sul carbonio. La Commissione si unisce al Consiglio Ecofin nell’accogliere con soddisfazione la recente relazione dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE) e la Climate Policy Initiative (CPI), dalla quale risulta che i paesi sviluppati hanno compiuto progressi sostanziali in materia di finanziamenti per il clima: secondo le stime contenute nella relazione, i paesi sviluppati hanno mobilitato nel complesso 62 miliardi di dollari nel 2014 e 52 miliardi nel 2013; occorre però che compiano ulteriori sforzi per riuscire a erogare collettivamente i 100 miliardi di dollari annui promessi entro il 2020.

Contesto
L’UE è in prima fila nei finanziamenti per il clima: ad essa e ai suoi Stati membri si deve oltre la metà dei finanziamenti pubblici mobilitati per contribuire ai 100 miliardi di dollari che costituiscono l’impegno preso a Copenaghen nel 2009 dai paesi sviluppati. Tra il 2007 e il 2013 sono stati investiti 25 miliardi di euro in progetti in campo climatico nei paesi in via di sviluppo grazie a strumenti di finanziamento pubblico-privato dell’UE. Nei prossimi anni, l’aumento delle sovvenzioni che l’UE erogherà attraverso queste forme di finanziamento combinato potrebbe generare entro il 2020 investimenti dell’ordine di 50 miliardi di euro.

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