Nel nostro cervello è presente un superorologio che da’ il ritmo al nostro corpo, come accade per esempio con il ciclo sonno/veglia
I ritmi del nostro organismo sono scanditi da un vero e proprio orologio biologico, che andando avanti con l’età si sfasa, e probabilmente è proprio per questo motivo che gli anziani hanno difficoltà a dormire, oltre che disturbi dell’umore e problemi cognitivi. A dimostrarlo è stato uno studio sui ”geni lancetta” nel cervello di anziani e giovani, condotto da un team di scienziati dell’Università di Pittsburgh e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
Secondo quanto si evince dallo studio, nel nostro cervello è presente un superorologio che da’ il ritmo al nostro corpo, come accade per esempio con il ciclo sonno/veglia. Tutto ciò è di estrema importanza per la nostra salute, e di questi ritmi si occupano i geni-lancetta che si attivano e disattivano con l’alternarsi di luce e buio. Gli esperti hanno esaminato campioni di cervello umano donati alla ricerca dai parenti di 146 persone decedute, tutte senza problemi neurologici o psichiatrici e divise per età (un gruppo di under-40, uno di over-65). In particolare, si sono concentrati sui 235 geni lancetta in ciascuno di quei tessuti, tenendo come riferimento l’ora del decesso nota per ognuno. Dai dati raccolti è emerso che, mentre per i cervelli dei giovani i geni lancetta erano tutti ben allineati e in orario, in perfetto accordo con l’ora del decesso, nel cervello degli anziani i geni lancetta erano per lo più sfasati e la loro attività ha perso il ritmo luce/buio.
Gli scienziati hanno poi scoperto un gruppo di geni che acquista ritmicità nel cervello anziano. I risultati di questa ricerca potrebbero aiutare ad affrontare anche problematiche tipiche delle demenze, soprattutto l’Alzheimer. Chi soffre di questa patologia, infatti, nel tardo pomeriggio o nella prima serata va incontro alla cosiddetta sindrome del tramonto, caratterizzata da stato di ansia, agitazione, confusione mentale e aggressività.