L’8 Gennaio 1998, precisamente 18 anni fa, Saul Perlmutter, insieme agli scienziati Brian P. Schmidt e Adam Riess, annuncia la scoperta secondo cui l’universo sarebbe in una fase di continua espansione accelerata.
Gli studi effettuati sulle supernove di tipo Ia, cioè generate dall’esplosione di una nana bianca, indicavano una frequenza della luce più bassa rispetto alla frequenza che questi oggetti avevano quando la fonte luminosa era stata emessa in precedenza. Questo in genere accade quando la sorgente di luce si allontana dall’osservatore e viceversa. Non solo; si può notare infatti come le supernove a noi più vicine abbiano delle frequenze luminose superiori, quindi più intense, rispetto agli oggetti luminosi più lontani, i quali hanno una frequenza luminosa meno intensa. Il termine originale per definire questo fenomeno è redshift, ossia spostamento nel rosso.
Quindi secondo questa teoria cosmologica l’universo sarebbe in piena fase di espansione, per di più in accelerazione, dall’inizio dei tempi: il Big Bang. Per questo si ipotizza che fra miliardi di anni le galassie potranno essere così distanti le une dalle altre che non saranno più visibili, creando un gigantesco vuoto cosmico fra i vari oggetti intergalattici. Si arriverebbe dunque ad un disgregamento della materia definito Big Rip, ossia Grande Strappo.
La teoria, per quanto fondata e corroborata, non è accettata uniformemente da tutta la comunità scientifica. Tuttavia, i tre fisici che hanno fatto questa scoperta, sono stati insigniti del prestigioso premio Nobel per la fisica, consegnato nel vicino 2011.