Altro che “Jonas”. Nei giorni scorsi le coste settentrionali della Turchia hanno sperimentato l’ennesima grande nevicata da “Black sea effect snow”. Solo che stavolta la persistenza, per più giorni, del fenomeno ha prodotto accumuli nivometrici a dir poco impressionanti fino alle spiagge che si affacciano sul mar Nero. Diverse città costiere, anche importanti come Rize e Çayeli, sono state letteralmente sommerse, con accumuli di neve fresca che hanno superato il metro di altezza e cumuli eolici di neve alti come palazzi. Parliamo di cumuli di neve di gran lunga superiori rispetto a quelli registrati sull’East Coast degli USA dopo il transito di “Jonas”. Ancora più impressionanti le immagini che provengono dalla piccola città di Gürgentepe, nella provincia di Ordu, dove gli accumuli di neve hanno oltrepassato la soglia dei 1,50 metri, a seguito delle costanti e intense nevicate provenienti dal mar Nero. L’intera città è stata seppellita dalla neve, con strade impraticabili e abitazioni rimaste isolate.
Praticamente quasi tutta la fascia costiera della Turchia settentrionale, dal Bosforo fino ad Ordu, è stata sommersa da decine di centimetri di neve fresca, dopo giorni di continui rovesci e temporali nevosi sfornati in continuazione dalle miti acque del mar Nero. In montagna invece i cumuli di neve fresca supererebbero i 2-3 metri, con picchi di oltre i 4 metri sui versanti meglio esposti alla gelida e umida ventilazione da Nord e N-NO, in discesa dalle innevate pianure ucraine. Questa gran quantità di neve fresca depositata sui versanti settentrionali dei monti del Ponto nei prossimi giorni, in vista di un possibile quanto significativo rialzo delle temperature, rischia di causare anche possibili slavine e valanghe, anche di enormi dimensioni.
Le forti nevicate sono state originate dallo scivolamento, fin sull’altopiano Anatolico, del blocco di aria gelida, di origine artica continentale, che nei giorni scorsi dall’Ucraina è scivolato sul bacino del mar Nero. Questa massa di aria particolarmente fredda scorrendo sopra le più miti acque del mar Nero si è sensibilmente umidificata, producendo intense precipitazioni a prevalente carattere nevoso lungo gran parte delle coste settentrionali turche. Non sono mancate neppure le precipitazioni temporalesche, con bufere di neve accompagnate da fulmini, lampi e tuoni.
Anche se in passato, durante situazioni sinottiche analoghe, varie città della costa settentrionale turca sono state seppellite da forti nevicate causate dal noto fenomeno del “Black sea effect snow” (analogo al “lakes effect snow” che si vede nei grandi specchi lacustri fra Canada e Stati Uniti), con accumuli anche di 1 metro di altezza, come accade a Giresun nell’inverno del 2001, vedere precipitazioni nevose di questa intensità non è del tutto usuale. Le fredde correnti settentrionali, conservando per un lungo periodo le loro origini gelide, dopo essere transitate sopra le estese aree continentali dell’Europa orientale innevate, dall’Ucraina si sono versate sopra le ancora miti acque superficiali del mar Nero.
A contatto con le miti acque superficiali del mar Nero questo flusso di aria gelida artica continentale si sono umidificate e riscaldate nei bassi strati, “sublimando” (passando direttamente dallo stato aeriforme a quello solido) in presenza di temperature dell’aria largamente sotto i +0°C.
Questo riscaldamento delle masse d’aria, indotto dal transito delle stesse sopra le più tiepide acque superficiali del mar Nero, ha inasprito i forti contrasti termici che si sono determinati sopra la più tiepida superficie marina (forte “gradiente termico verticale”), producendo l’innesco di una spiccata attività convettiva (moti ascendenti della colonna d’aria) che ha agevolato la formazione di una lunga striscia di bande nuvolose cumuliformi (cumuli, cumulonembi piuttosto sviluppati in altezza e con base molto bassa) in grado di apportare precipitazioni sparse, spesso a sfogo di rovescio (con attività elettrica dentro i rovesci), con frequenti gragnolate, scosci di grandine piccola e neve che arriva a depositarsi sulle coste della Turchia settentrionale.
L’instabilità convettiva e della nuvolosità cumuliforme, che si dispone in lunghi ed estesi serpentoni distesi lungo la direzione del vento prevalente, viene spiegata dal fatto che a contatto con la più mite superficie marina la massa d’aria gelida si riscalda e si carica di umidità fin dagli strati più bassi, mentre in quota continua a mantenere le sue origini gelide, con valori sotto la soglia dei -35°C. Tale dinamica tende a esacerbare il “gradiente termico verticale” all’interno della massa d’aria, instabilizzandola dall’interno e alimentando la formazione di imponenti annuvolamenti cumuliformi che giungono sulle coste della Turchia settentrionale e in riva al Bosforo, sotto la spinta dei sostenuti venti settentrionali che spiravano a tutte le quote, scaricando forti rovesci di neve, a tratti accompagnati dalla caduta di chicchi di grandine e dalla gragnola, e da locali temporali nevosi.
Ciò dà origine al fenomeno che possiamo chiamare “Black sea effect snow”, responsabile delle forti nevicate che nel periodo invernale colpiscono l’area di Istanbul e le coste della Turchia settentrionale. Ma oltre al fenomeno del “Black sea effect snow” si è aggiunto anche lo “stau” (sbarramento orografico) generato dagli elevati monti del Ponto che in queste situazioni, con i venti da Nord e N-NE provenienti dal mar Nero, possono favorire abbondanti nevicate sino alle zone costiere, dato l’elevato “forcing” orografico imposto da questi rilievi piuttosto imponenti. La barriera montuosa del Ponto, con le sue vette oltre i 3000 metri, blocca i freddi e umidi venti settentrionali che scivolano dal mar Nero, costringendo l’aria gelida, a contatto con i primi contrafforti montuosi, a salire bruscamente di quota, saturandosi e favorendo la formazione di estesi annuvolamenti cumuliformi, sul versante sopravento, che tendono a dispensare precipitazioni a carattere nevoso, piuttosto intense e persistenti.
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