Secondo uno studio condotto dal Policlinico di Milano, in circa il 20% dei bambini la febbre non ha una spiegazione apparente. Questi sono identificati come i casi più complessi che richiedono un intervento tempestivo. “A tal fine abbiamo attivato presso la nostra Unità di Pediatria il nuovo centro dedicato ai bambini affetti da febbre di origine sconosciuta (FUO, Fever of Unknown Origin), un ambulatorio specializzato nel trattamento dei soggetti a rischio o che necessitano un iter diagnostico-terapeutico complesso” spiega Susanna Esposito, direttore dell‘Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università di Milano e presidente Waidid, Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici.
Secondo alcune recenti ricerche, la FUO può essere sintomo anche di patologie rare ad eziopatogenesi non completamente nota, tra cui la malattia di Kawasaki, una vasculite acuta sistemica che colpisce i vasi di medio e piccolo calibro di tutte le parti dell’organismo. Questa malattia, nell’80% dei casi colpisce i neonati ed i bambini di età inferiore ai 5 anni e soprattutto i bimbi maschi. La malattia prevede febbre oltre 5 giorni e: iperemia congiuntivale bilaterale non secretiva, alterazioni delle labbra e della mucosa orale, anomalie delle estremità, rash cutaneo polimorfo e linfoadenopatia cervicale acuta non purulenta. Vi è la possibilità di aneurismi coronarici, la cui incidenza è ridotto del 15-25% quando i pazienti sono trattati con immunoglobuline entro il decimo giorno dall’inizio della febbre. La malattia può durare dalle 4 settimane ai 3 mesi, ma potrebbero esservi delle complicazioni vascolare, che rendono necessario monitorare le condizioni cardiache del pazienti anche negli anni avvenire.