Sembra strano, ma proprio in queste ore, in pieno Gennaio, sopra le calde acque dell’Atlantico sub-tropicale troviamo in azione un uragano di 1^ categoria, denominato “Alex”. Il primo del 2016 in Atlantico, ma anche l’unico mai osservato nel mese di Gennaio, dal 1955 ad oggi. Consultando gli archivi di registrazione, risalenti al 1851, scopriamo che nel mese di Gennaio solo due uragani sono riusciti a formarsi sopra le acque dell’Atlantico tropicale, mantenendo per più giorni l’intensità di un vero ciclone tropicale. Nel Gennaio 1978 venne registrata anche una tempesta sub-tropicale. Ma finora nessuno di questi è stato in grado di avvicinarsi alle isole Azzorre, minacciandole direttamente nel mese di Gennaio. In realtà “Alex” ha una origine diversa da quella dei tradizionali cicloni tropicali atlantici.
Difatti la tempesta si è sviluppata molto rapidamente nel corso della giornata di ieri, mercoledì 13 Gennaio 2016, come una piccola tempesta “ibrida”, con marcate caratteristiche sub-tropicali, sopra un tratto di acque superficiali ancora particolarmente calde, nel tratto di oceano poco a sud-ovest delle isole di Capo Verde. Nel giro di pochissime ore, durante la serata di ieri, il sistema depressionario, ancora sub-tropicale, con una spiccata attività convettiva attorno il nucleo centrale, ha cominciato a spiraleggiare sempre più velocemente assumendo una struttura sorprendentemente simmetrica, con un perfetto “anello di convezione”, composto da imponenti annuvolamenti torreggianti, che si chiudeva a riccio attorno l’occhio centrale.
Spostandosi su un tratto di oceano relativamente più caldo, con valori superiori ai +22°C, “Alex” ha cominciato a intensificarsi, sprigionando una attività convettiva davvero molto intensa malgrado nell’area della tempesta affluiva in quota un flusso di aria piuttosto fredda per la latitudine, con valori non adatti a processi ciclogenetici tropicali. Difatti in questo caso, come avviene sovente con i “TLC” (tropical like cyclone) del Mediterraneo, è stato proprio questo afflusso di aria decisamente più fredda in quota ad innescare la profonda ciclogenesi sub-tropicale, poi evoluta in un autentico ciclone tropicale. Questo flusso di aria fredda, soprattutto fra media e alta troposfera, ha determinato una significativa intensificazione dei moti convettivi (correnti ascensionali) interni alla circolazione depressionaria. L’intensificazione di queste correnti ascensionali, prodotta dall’inasprimento del “gradiente termico verticale” e del “gradiente igrometrico”, durante la scorsa nottata, ha contribuito a riempire il nucleo depressionario di aria piuttosto calda e molto umida, fino ai medi e bassi strati, iniziando a creare un cosiddetto “warm core”, con temperature di oltre i +1°C +2°C rispetto all’ambiente circostante.
La presenza di un nocciolo depressionario, alla quota isobarica di 500 hpa, ancora a prevalente carattere freddo, può inizialmente illudere sulla possibile ibridazione, tanto da far apparire il sistema, già con caratteristiche tropicali, in un comune ciclone extratropicale (sotto l’aspetto del processo dinamico). Ma non è così, visto che il processo di trasformazione, da “baroclino” a “barotropico”, può risultare molto complesso, tanto da rendere quasi indeterminabile il tipo di sistema in evoluzione. Durante questa fase il ciclone ha cominciato ad avviare la cosiddetta “tropical transition”, ossia l’evoluzione da un sistema ciclonico “baroclino”, in un sistema “barotropico”, con un minimo depressionario molto profondo, consolidato sia al suolo che in quota, nel medesimo punto lungo tutta la verticale. Ma prima della trasformazione in un sistema depressionario di tipo tropicale, nella fase di ibridazione, i flussi convettivi di calore sensibile (aria calda) e latente (aria umida) in ingresso nel vortice ciclonico devono dominare sulle altre correnti, riempendo quest’ultimo di aria calda e molto umida che innesca il processo di “autoalimentazione”, tipico dei cicloni tropicali.
Una volta riempitosi di aria calda e molto umida, questa enorme quantità di energia termica incamerata dal piccolo ciclone ha favorito la rapida formazione di enormi sistemi temporaleschi che cominciavano a ruotare attorno al minimo di bassa pressione, ben riconoscibile dal tipico occhio centrale. Tutta questa energia potenziale è stata trasformata in energia cinetica che ha prodotto un improvviso scoppio dell’attività convettiva (correnti ascensionali in rotazione vorticosa) attorno il centro della bassa pressione, comportando un notevole approfondimento di quest’ultima a seguito del calore latente sprigionato dalla condensazione del vapore acqueo messo a disposizione dalla calda superficie del mare. In questo caso il ciclone è diventato pienamente autonomo rispetto al contesto sinottico generale, prendendo la sua energia dal calore latente fornito dal mare.
Di conseguenza la convenzione, forzata, è esplosa nel centro del sistema, il “gradiente barico orizzontale” attorno il ciclone si è rafforzato a dismisura, divenendo anche molto fitto, mentre i venti si sono intensificati improvvisamente fino a superare i 100-120 km/h, con veri e proprie bufere di vento, specie sul quadrante meridionale, che hanno agevolato la formazione del tipico occhio del ciclone dentro la massa temporalesca, molto ben visibile dalle moviole satellitari. Nel corso delle prossime ore il sistema, pur cominciando a perdere potenza, si avvicinerà alle Azzorre, causando su queste forti burrasche di vento, in prevalenza da E-SE, SE e S-SE. Ma con possibili rinforzi fino a tempesta su alcune isole come la Madalena, Velas e Horta, dove transiterà il lato più occidentale della tempesta, quello in cui si annidano i venti più forti da NE e N-NE, capaci di raggiungere velocità sui 110-120 km/h. Già in queste ore l’allerta uragano è in vigore per le isole di Faial, Pico, São Jorge, Graciosa e Terceira, nelle Azzorre centrali.
Oltre ai forti venti il passaggio di “Alex” darà luogo anche ad intensi rovesci di pioggia e a temporali, localmente molto intensi, che potranno creare anche locali allagamenti. Fortunatamente il passaggio sulle Azzorre sarà alquanto veloce. Già dalla mattinata di domani “Alex”, perdendo tutte le sue caratteristiche tropicali si muoverà rapidamente verso nord, venendo poi assorbito da una più vasta depressione extratropicale a carattere freddo che andrà ad approfondirsi ulteriormente sull’Atlantico settentrionale. Ma “Alex” avrà un ruolo di primissimo piano anche nell’evoluzione meteorologica attesa in Europa e sul bacino del mar Mediterraneo, contribuendo ad alimentare il promontorio anticiclonico di blocco che tenderà a formarsi fra il vicino Atlantico portoghese, la Spagna e le Isole Britanniche. L’aria calda e umida associata al piccolo uragano affluendo fino all’Atlantico britannico determinerà un marcato aumento del campo del geopotenziale, soprattutto nella media troposfera, contribuendo a prolungare lo stesso blocco anticiclonico per almeno 36-48 ore in più.
Più ad est la costruzione di questo solido promontorio anticiclonico avrà il merito di agevolare il conseguente ingresso sul bacino centrale del Mediterraneo di masse d’aria particolarmente fredde, di tipo artico marittime, ma “continentalizzate” nei bassi strati, che dai Balcani, tramite i valichi delle Alpi Dinariche, si verseranno verso le nostre regioni adriatiche, il sud e la Sicilia, dando luogo a nevicate anche abbondanti a partire dal weekend.