Impossibile non pensare al protagonista di “The Martian”, l’ultima visionaria favola di Ridley Scott in cui il protagonista – l’astronauta Mark Watney, interpretato da Matt Damon – riesce a sopravvivere completamente solo sul Pianeta Rosso mettendo in piedi una coltivazione di patate. Eppure, spiega l’Asi (Agenzia Spaziale Italiana), l’idea che sottende a “Potatoes on Mars” punta proprio sull’ipotesi che quella che per il momento sembra solo una teoria fantascientifica possa in un futuro neppure troppo lontano diventare realtà.
E punta sulla patata. Perché è un ortaggio dotato di grande resistenza a condizioni estreme e molto ricco di nutrienti (vitamina C, zinco e ferro): dunque, inevitabilmente, al centro dell’attenzione degli esperti del settore biorigenerativo e candidato avere un ruolo in una futura colonizzazione di Marte. “Potatoes on Mars” è per l’esattezza un articolato esperimento scientifico che coinvolge l’Ames Research Center della NASAe l’International Potato Center, prestigiosa istituzione peruviana che dal 1971 si occupa di ricerca e sviluppo in agricoltura. Alla base c’è l’osservazione che in Perù i tuberi, elemento basilare nell’alimentazione delle popolazioni che vivono sulle Ande, riescono ad attecchire persino nell’ecosistema arido del deserto di Pampas de la Joya.
Il suolo vulcanico e riarso di questa distesa spoglia, precisa l’Asi, è molto simile alla superficie di Marte e quindi ben si presta ad essere utilizzato come terreno di prova. Tra l’altro nella regione andina, ad ulteriore conferma dellarobustezza e della duttilità della patata, esiste un’immensa varietà di tipi di questo ortaggio (all’incirca 4.500 specie). Tale fattore può essere di grande aiuto agli scienziati per individuare la qualità più resistente, che potrà essere impiegata per nutrire con prodotti freschi gli abitanti della futura colonia marziana.
L’esperimento, inoltre, condurrà a ricadute positive di studio e ricerca anche per migliorare le rese dell’agricoltura terrestre in zone particolarmente inospitali oppure che abbiano subito devastazioni o dissesti idrogeologici. Si tratta di una vasta area di attività, all’interno della quale l’Agenzia Spaziale Italiana è attivamente impegnata con un ruolo di eccellenza attraverso il coordinamento nazionale IBIS (Italian Bio-regenerative Systems).