Il tipo di inquinamento che sta mettendo in ginocchio molte delle nostre citta’, e’ formato da sostanze il cui tempo di decadimento non e’ immediato, ma perdura nel tempo. Quindi gli effetti del meteo o di provvedimenti antinquinamento devono essere valutati con opportuno ritardo. A spiegarlo e’ l’Arpa della Lombardia. “Noi vediamo i dati del giorno prima, grazie alla media elaborata dalle centraline di rilevamento – spiega l’Arpa – ma essi si riferiscono a pulviscolo in sospensione da giorni, per talune sostanze anche settimane”. “Il particolato atmosferico e’ un insieme di particelle, solide e liquide, con una grande varieta’ di caratteristiche fisiche, chimiche, geometriche e morfologiche. Le sorgenti possono essere di tipo naturale (erosione del suolo, spray marino, vulcani, incendi boschivi, dispersione di pollini, etc.) o antropogenico (industrie, riscaldamento, traffico veicolare e processi di combustione in generale). Puo’ essere di tipo primario se immesso in atmosfera direttamente dalla sorgente o secondario se si forma successivamente, in seguito a trasformazioni chimico-fisiche di altre sostanze. Si tratta, dunque, di un inquinante molto diverso da tutti gli altri, presentandosi non come una specifica entita’ chimica ma come una miscela di particelle dalle piu’ svariate proprieta’. I maggiori componenti del particolato atmosferico sono il solfato, il nitrato, l’ammoniaca, il cloruro di sodio, il carbonio, le polveri minerali e si stima che in alcuni contesti urbani piu’ del 50% sia di origine secondaria”. Il Pm 10 e il Pm 2,5 sono tra i piu’ pericolosi per le dimensioni microscopiche che ne permettono l’introduzione in profondita’ nel sistema respiratorio