Oggi il Giappone si è fermato, in memoria delle vittime del triplice disastro che colpì il Paese l’11 marzo 2011: un violento terremoto magnitudo 9, uno tsunami e la catastrofe nucleare nella centrale di Fukushima, la più grave dopo quella di Chernobyl del 1986. Si è quindi svolta una cerimonia al Teatro Nazionale di Tokyo, a cui hanno partecipato l’imperatore Akihito con la consorte Michiko, assieme al premier Shinzo Abe: è stato osservato un minuto di silenzio alle 14:46 (le 06:46 in Italia), anche nelle tre prefetture di Fukushima, Miyagi a Iwate. “Non potremo mai dimenticare quelle immagini televisive scioccanti in cui un’onda ha travolto il campo di Sendai, sembrava un muro nero“, ha dichiarato l’imperatore durante il suo discorso. Akihito ha espresso il suo profondo cordoglio ai familiari delle vittime, mostrando il suo dolore “per tutti coloro che non sono stati in grado di tornare a casa” dopo essere stati evacuati a cinque anni dallo tsnunami. “Il Giappone ha un natura bellissima, ma allo stesso tempo questa ha un lato pericoloso. Spero che sapremo imparare da questa lezione dopo aver compiuto un grande sacrificio e che il popolo giapponese mantenga il suo coraggio dimostrato davanti alla catastrofe“.
L’onda dello tsunami che 5 anni fa devastò la costa nordorientale della regione del Tohoku, ha provocato (secondo i dati ufficiali) 15.894 morti accertati e 2.561 dispersi. Rimangono sfollate 174mila persone, su un totale di 470mila subito dopo il triplice disastro, nelle tre prefetture più colpite dal sisma (Tohoku, dove si trova Fukushima, Iwate e Miyage), più di 57mila dei quali vivono ancora in strutture provvisorie, prefabbricate.