Era il 15 marzo 1937 quando Bernard Fantus realizzò al Cook County Hospital di Chicago la prima banca del sangue. A definirla così fu proprio il chirurgo americano, che conservava il sangue dei donatori necessario per le trasfusioni a 4°C e con un anticoagulante che ne permette l’utilizzo per un periodo di 10 giorni. L’impresa di raccogliere il sangue, in realtà, era stata già sviluppata qualche anni prima in Unione Sovietica grazie agli esperimenti di Alexander Bogdanov che, a Mosca, nel 1925, aveva fondato la prima istituzione accademica dedicata alla scienza della trasfusione di sangue. Lo stesso Bogdanov si era sottoposto a 11 trasfusioni, tanto che nel 1928 morì per aver contratto la tubercolosi da sangue infetto. E anche Oswald Speranza Robertson, ufficiale medico dell’esercito statunitense, durante la prima guerra mondiale, mentre si trovava al fronte, creò un centro di raccolta di sangue per soccorrere i feriti.
Ma solo con la fondazione della prima banca del sangue di Chicago i centri di raccolta presero piede negli Stati Uniti, e si diffusero sempre di più, anche grazie all’innovativo metodo di congelamento del plasma. Nel 1901, poi, entrò in ballo un’ulteriore innovazione: l’austriaco Karl Landsteiner, distinse i gruppi sanguigni umani e la loro compatibilità, rendendo finalmente sicure le trasfusioni, che fino a quel momento furono spesso letali a causa delle reazioni immunologiche. Per questo motivo Landsteiner ricevette il Premio Nobel nel 1930. Vent’anni dopo Carl Walter e Wp Murphy Jr. apportarono un’ulteriore miglioramento alle trasfusioni di sangue: il sacchetto di plastica per la raccolta sangue in sostituzione delle bottiglie di vetro. Nel 1963, poi, il chirurgo americano Charles E. Huggins, inventa una tecnica per congelare il sangue più a lungo, grazie all’aggiunta di glicerolo per non danneggiare i globuli rossi. Huggins ideò anche la tecnica dell’emoautotrasfusione, che permette il prelievo di sangue ad un paziente che si prepara ad una operazione chirurgica per poterlo usare durante l’intervento. Infine, il conservante anticoagulante, CPDA-1, introdotto nel 1979, ha fatto sì che il plasma potesse essere conservato ancora più a lungo. Oggi, le banche del sangue statunitensi riescono a disporre di 15 milioni di unità di plasma trasfuse all’anno.