Le Idi di marzo, nel calendario romano, erano proprio il 15 marzo. Il termine idi era utilizzato per il 15º giorno dei mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre, e per il 13º degli altri mesi. Le idi di marzo, inoltre, erano un giorno festivo dedicato al dio della guerra, Marte. Protagonista dell’ultima tormentata fase delle istituzioni repubblicane a Roma, Caio Giulio Cesare venne assassinato a seguito di una congiura promossa da Bruto e Cassio proprio alle idi di marzo del 44 a. C., dopo essere stato nominato dittatore a vita. Dopo la sua morte inizierà il periodo della Roma imperiale di Ottaviano Augusto. Cesare venne ucciso durante una seduta del Senato di Roma. Presero parte alla congiura più di 60 persone: dai nemici a cui aveva concesso la sua clemenza, dagli amici a cui aveva concesso onori e gloria e persino da coloro che aveva nominato eredi nel suo testamento. A capo della congiura vi erano gli ex-pompeiani Caio Cassio, praetor peregrinus, e Marco Bruto, praetor urbanus. Alla congiura aderirono anche alcuni cesariani, tra cui Decimo Bruto, console designato per l’anno seguente, e Trebonio, uno dei migliori generali di Cesare destinato al consolato nel 42. Il promotore e capo della con giura fu Cassio. Marco Bruto aderì poco prima dell’assassinio, dando una parvenza di nobiltà all’azione. Egli era infatti considerato un filosofo stoico, al di sopra degli interessi venali personali o di classe, benché in realtà fosse l’usuraio.
I congiurati si consideravano custodi e difensori della tradizione e dell’ordinamento repubblicani e dunque, per loro cultura e formazione, erano contrari a ogni forma di potere personale, almeno nella teoria. Dunque, temendo che Cesare volesse farsi eleggere re di Roma, decisero di ucciderlo colui che a tutti gli effetti consideravano un dittatore. In verità, per molto di loro, i motivi furono meno nobili: rancore, l’invidia e delusioni per mancati riconoscimenti e compensi. Il popolo di Roma pianse per anni il grande Cesare, ucciso da ben 18 pugnalate. Di lui fu scritto: “Così egli operò e creò, come mai nessun altro mortale prima e dopo di lui, e come operatore e creatore Cesare vive ancora, dopo tanti secoli, nel pensiero delle nazioni, il primo e veramente unico imperatore” (Th. Mommsen, Storia di Roma antica – Libro V – Cap. XI)