Quante volte vi è capitato di aprire una porta, entrare in una stanza e dimenticarvi cosa dovevate fare? O aprire il frigorifero e non ricordarvi minimamente che cosa stavate cercando? Ebbene, si tratta di un complesso meccanismo mentale, preso in esame nel corso di una recente ricerca scientifica. Si chiama “Doorway effect” e a quanto si legge sull’HuffingtonPost il fenomeno è stato anche oggetto di studio da parte del neuroscienziato Tom Stafford. Tradotto letteralmente significa “effetto porta d’ingresso“, e Stafford lo descrive così: “Immaginate di salire le scale per prendere le chiavi, entrare nella camera da letto e dimenticare che erano proprio quelle l’oggetto che stavate cercando. Psicologicamente – si legge in un articolo che lo studioso ha pubblicato su BBC Future – ciò che è successo è che il piano (“Le chiavi!”) è stato dimenticato proprio nel bel mezzo dell’attuazione della strategia (“Vai in camera da letto!”). Probabilmente il piano stesso fa parte di un piano più grande (“Preparati per andar via da casa!”) che è parte di altri piani su più larga scala (“Vai a lavoro!”, etc). Ogni livello richiede attenzione. Da qualche parte, nel muoversi attraverso questa complessa gerarchia, il bisogno delle chiavi è passato di mente perché sono sopraggiunte delle distrazioni al piano principale (andare in camera da letto, chiedersi chi ha lasciato di nuovo i vestiti sulle scale, perché stai facendo quella cosa invece di andare a lavoro e milioni di altre ipotesi)”.
In sostanza, dato che i nostri ricordi sono tali grazie ad una rete di associazioni mentali, tra cui anche il luogo in cui ci troviamo, nel momento in cui “cambiamo” questa situazione, possiamo dimenticare quello che avevamo in mente. “Durante la giornata la nostra attenzione passa attraverso vari livelli, si sposta dai nostri obiettivi e ambizioni, ai piani e alle strategie per il futuro fino al livello più inferiore, alle nostre azioni concrete – spiega ancora il ricercatore – Quando le cose vanno bene, spesso in situazioni familiari, manteniamo l’attenzione su ciò che vogliamo e su come ottenerlo. Ad esempio, se sei bravo alla guida userai il cambio automaticamente e la tua attenzione sarà catturata dal parlare con i passeggeri o dal traffico. Quando le cose, invece, escono fuori dalla routine – conclude Stafford – dobbiamo spostare l’attenzione ai dettagli delle nostre azioni. Il modo in cui la nostra attenzione si muove su e giù attraverso questa gerarchia è ciò che ci permette di fare più cose contemporaneamente“.