Microscopiche particelle di polvere trovate sulla Terra potrebbero provenire da un’antichissima esplosione stellare. Così lontana nel tempo da essere avvenuta molto prima della creazione del nostro Sole: è l’ipotesi di un gruppo di ricerca della Michigan State University (MSU), che ha analizzato del materiale meteoritico presente sul nostro pianeta per indagarne l’origine.
Gli scienziati hanno messo a punto una serie di esperimenti di fisica nucleare da cui emerge che questi residui potrebbero essere “granelli pre-solari”: polvere di stelle proveniente da una nova, ovvero un’esplosione nucleare di una stella, avvenuta miliardi di anni fa. Questo risultato, pubblicato su Physical Review Letters, non è considerato definitivo perché gli esperimenti sono ancora in corso: l’ipotesi dell’origine stellare delle particelle di polvere, se confermata, potrebbe fornire indizi preziosissimi sulla natura e la composizione di antiche stelle, spiega l’ASI.
Dalla prima ricostruzione dei fisici della MSU, un’esplosione termonucleare sulla superficie di una piccola stella ha dato origine a una nube di particelle. La stella in questione doveva essere parte di un sistema binario formato da due stelle orbitanti l’una attorno all’altra. Il materiale prodotto dall’esplosione si è diffuso tra le stelle vicine sotto forma di gas e polveri, arrivando in parte a raggiungere il nostro Sistema Solare.
“Esiste un processo di riciclo – ha detto Christopher Wrede della MSU e portavoce dell’esperimento – in base al quale quando una stella muore butta fuori polveri e gas che vengono poi riutilizzati in future generazioni di stelle e pianeti”. Si tratta di un fenomeno vecchio circa 5 miliardi di anni, che permette letteralmente il passaggio di materiale cosmico da un corpo celeste all’altro.
Wrede e colleghi nei loro esperimenti hanno analizzato i nuclei radioattivi delle particelle che determinano la produzione di isotopi di silicio nelle novae e ne è emerso un dato interessante: i granelli di polvere di stelle contengono grandi quantità di isotopi di silicio-30, formato da 14 protoni e 16 neutroni: questa tipologia di silicio è piuttosto rara sulla Terra (il più comune da noi è il silicio-28) ma molto più diffusa nello spazio. In particolare, sappiamo che il silicio-30 è prodotto proprio nelle novae, anche se fino a oggi non è mai stata accertata la quantità di isotopi di silicio effettivamente prodotta durante queste esplosioni stellari. Ed è proprio questo il prossimo obiettivo dei fisici della Michigan State University: identificare la natura esatta dei granelli di polvere di stelle attraverso il calcolo della quantità di isotopi di silicio-30.
“Questi particolari granelli – conclude Wrede – sono potenziali messaggeri provenienti dalle novae classiche, che ci permettono di studiare questi eventi straordinari in modo non convenzionale. Ciò che faremmo normalmente sarebbe puntare il telescopio verso una nova e studiarne la luce; ma avere in mano un pezzo di stella da poter studiare in dettaglio apre un’intera nuova finestra su questo tipo di esplosioni stellari”.