Monito di Yukiya Amano, presidente dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, contro il “terrorismo nucleare”, un fenomeno in espansione di cui non tutti gli Stati “riconoscono il pericolo”, diventando cosi’ “il problema maggiore”. Riferendosi implicitamente agli attentati di martedì a Bruxelles, il cui obiettivo in origine sarebbe dovuta essere la centrale atomica di Liegi, Amano ha messo in guardia sulla “espansione in atto del terrorismo” e sulla stessa “possibilità del ricorso a materiali nucleari” che, ha sottolineato, “non può escludersi”. Una nuova frontiera, insomma, rispetto alla quale i governi “debbono coltivare un interesse di lungo periodo nel rafforzare la sicurezza” in tale settore, ha avvertito il diplomatico giapponese, anche perché oggigiorno “non e’ impossibile” procurarsi il necessario per confezionare ordigni nucleari seppure “primitivi”, ben piu’ potenti delle cosiddette ‘bombe sporche’, cioe’ munite di esplosivo convenzionale in grado di disperdere le sostanze radioattive.
D’altronde, ha proseguito, per realizzare queste ultime occorre comunque una “tecnologia ormai antiquata”, e i terroristi attualmente dispongono dei mezzi, delle cognizioni e delle informazioni” necessari: e si tratta di un’arma “sufficiente a far piombare nel panico qualsiasi grande citta’ del mondo”. Amano ha ricordato come dalla meta’ degli anni ’90 siano stati accertati dall’Aiea quasi 2.800 casi di contrabbando, possesso non autorizzato o smarrimento di sostanze fissili. A parte che potrebbe trattarsi verosimilmente della “punta dell’iceberg”, spesso gli episodi concernevano materiale utilizzabile per una ‘bomba sporca’. Una chiave per arginare la minaccia sarebbe allora l’entrata in vigore dell’Emendamento del 2005 alla Convenzione sulla Protezione Fisica del Materiale Nucleare, unica normativa che impone ai firmatari di adottare provvedimenti in tal senso, ma che tuttora non e’ in vigore. Invece, ha ribadito il capo dell’ente di controllo dell’Onu, “e’ una priorita’ assoluta”.