Tutti gli Stati membri dell’Unione Europea devono comunicare entro il 2020 le strategie atte a ridurre l’intensità di carbonio nell’economia. Questo è quanto stabilito dalla Commissione europea. Nonostante manchino quattro anni, le scelte relative al 2050 devono essere definite rapidamente se si vogliono raggiungere gli obbiettivi in materia di clima ed energia. L’obbiettivo nel 2030 è quello di ridurre le emissioni di gas al 40%. L’accordo raggiunto a Parigi sul cambiamento climatico conferma gli impegni dell’Unione Europea. I prossimi obbiettivi prevedono la firma dell’accordo globale e l’entrata in vigore al momento della ratifica da parte di 55 parti che rappresentano il 55% delle emissioni inquinanti mondiali.
La Commissione presenterà le principali proposte legislative per attuare gli obbiettivi al 2030. Tra queste troviamo la ripartizione degli sforzi di decarbonizzazione non coperti dal sistema di scambi di quote di emissione, l’uso di foreste, il meccanismo di “governance” trasparente sul clima e l’energia. In risposta a queste indicazioni comunitarie sono diverse le organizzazioni ambientaliste europee che hanno criticato Junker. Greenpeace ritiene infatti che gli Stati non siano stati invitati a rivedere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. L’accordo Cop21 di Parigi ritiene necessario limitare a 1,5 gradi l’aumento del riscaldamento globale mentre l’obiettivo della Ue fissato nel 2014 è di ridurre le emissioni del 40% in rapporto al livello del 1990. Sulla stella linea troviamo la rete Action Climat Europe, che rappresenta 120 ong di 30 paesi, i sindacati europei Etuc ed un gruppo di grandi imprese sotto il patronato del principe di Galles.