In Italia sono più di 18 milioni gli uomini che soffrono di alopecia androgenetica e circa 4 milioni le donne: arretramento dell’attaccatura dei capelli per lui, diradamento diffuso su tutta la testa per lei. Sotto accusa ci sono soprattutto fattori genetici, ma pesano anche l’ambiente, l’alimentazione, gli stili di vita. Per affrontare il problema senza chirurgia c’è la biostimolazione delle cellule staminali del follicolo pilifero con un protocollo medico ad hoc, la ‘Rigenerazione cellulare bSBS’, disponibile anche in Italia. Come dimostrato da recenti studi – ricordano gli esperti – l’alopecia androgenetica è provocata dalla sofferenza del bulbo pilifero, che rende sempre più difficoltosa l’attività rigenerativa del follicolo che a sua volta diventa sempre più piccolo, fino a chiudersi. La stimolazione rigenerativa delle cellule follicolari cerca di contrastare proprio questo processo.
La parola chiave è dunque “medicina rigenerativa: un insieme di attività interdisciplinari volte a rigenerare cellule, organi e tessuti compromessi da malattie o dall’invecchiamento cellulare. L’obiettivo non è quello di sostituire il tessuto, ma di rigenerarlo biologicamente. Le terapie a base di fattori di crescita piastrinici ad alta qualità e le cellule ad alta capacità rigenerativa (autologhi del paziente stesso), associati a una cura ad personam, possono regolare l’attività di vita dei bulbi, promuovere una crescita migliore dei fusti dei capelli e una stimolazione da parte delle cellule staminali che ancora rimangono all’interno del cuoio capelluto, e quindi ottenere una significativa ricrescita di capelli e un aumento della densità globale“. Il protocollo medico non chirurgico di ‘Rigenerazione cellulare bSBS’ viene proposto da HairClinic e sfrutta le cellule staminali e i fibroblasti del paziente, escludendo il ricorso all’intervento chirurgico.
Il protocollo bSBS interviene sulla biostimolazione delle staminali del follicolo pilifero e si popone come “una terapia che si adatta ad ogni paziente, a prescindere dall’età. Nella prima fase viene prelevato un campione di plasma delle cellule ad alta capacità rigenerativa con un metodo che, dopo aver centrifugato gli elementi contenuti nel campione, li separa in maniera automatizzata grazie a un lettore laser, in modo da poter usufruire di tutte le potenzialità di ricrescita solo delle cellule migliori estratte. Quindi si procede con micro-iniezioni localizzate nel cuoio capelluto, con i fattori di crescita estratti e con il pool cellulare selezionato“. “L’alopecia rappresenta oggi una vera e propria problematica che coinvolge più del 15% della popolazione italiana – spiega Mauro Conti, direttore scientifico del gruppo biomedico HairClinic, specializzato nella cura dell’alopecia e dei problemi legati all’indebolimento dei capelli – manifestandosi con una serie di fenomeni tra i quali i più comuni sono un lento e progressivo diradamento dei capelli, un considerevole aumento della caduta dei capelli stessi e molto spesso un loro evidente assottigliamento“. “Poiché non esiste una diagnosi classica a cui un paziente affetto da alopecia possa sottoporsi – precisa Conti – diventa fondamentale prestare attenzione a zone che risultano diradate o stempiate. Al di là di questo si può procedere con una ‘profilazione clinica del paziente’ mediante una serie di esami, e proprio nel caso di alopecia aerata o androgenetica è imprescindibile il raccolto anamnestico del paziente da cui arrivare successivamente alla valutazione di terapie mirate”, proprio perché “la perdita dei capelli ha cause tra le più diverse e variabili ampiamente da un soggetto all’altro“.