Sono state più di 12.000 le scosse di assestamento che si sono registrate fino da oggi nell’area costiera del Giappone orientale, a partire dal marzo 2011, quando si verificò il terremoto di magnitudo 9, che causò a sua volta lo tsunami e la crisi nucleare di Fukushima. Secondo l’Agenzia Meteorologica del Giappone, dopo cinque anni l’intensità delle scosse di assestamento è diminuita, ma si manifestano ancora ad una frequenza doppia rispetto al periodo che ha preceduto la catastrofe. In questo quinquennio sono stati 12.077 i tremori periodici percepibili dall’uomo, nella zona costiera che va dalla prefettura di Chiba, a est di Tokyo, fino alla provincia di Aomori a nord dell’arcipelago. E dopo la catastrofe di Fukushima l’Agenzia giapponese ha designato una zona a rischio con l’eventualità di scosse di assestamento, alcune delle quali molto violente violente, in un’area a est del paese lunga 600 km da nord a sud e di circa 350 km da est a ovest.